Il lavoro nel futuro: umani o robot?

Una questione affascinante su cui riflettere è: chi lavorerà nel futuro, umani o robot?

I robot prenderanno in carico quasi tutti i lavori? E in questo caso, che cos’altro faranno gli umani durante il giorno, con tutto il tempo libero a disposizione? Oppure lo scenario non cambierà granché: seppure in una società più robotizzata gli umani continueranno comunque a lavorare gran parte del tempo?

Ai due diversi scenari corrisponde il cambiamento, o il mantenimento, del concetto stesso di lavoro e di alcune strutture, soprattutto il sistema del denaro e la produzione di energia. Facile capire che se cade la necessità di guadagnare denaro, e se cade la necessità di pagare l’energia, più facilmente cade anche la necessità di lavorare.

Voglio provare ad analizzare le due possibilità. Sulla prima posso offrire un punto di vista personale, considerando che mi ritrovo già a viverla: non ho un lavoro e ho tantissimo tempo libero. In questo caso c’è da valutare cosa succederà se la percentuale di persone che vivono come me, oggi una minoranza, aumenterà in futuro. Preferisco però partire dallo scenario più familiare e quindi semplice da immaginare: quello in cui gli umani continueranno a lavorare gran parte del tempo.

Gli umani continueranno a lavorare

Che la tecnologia continuerà comunque a svilupparsi mi sembra ovvio, per cui inevitabilmente continuerà la tendenza che va avanti ormai da un po’: cioè gli umani continueranno ad essere sostituiti progressivamente dai robot nel lavoro, visto che i robot in gran parte dei casi sono più precisi ed efficienti.

Per molte persone che hanno provato a prevedere il futuro, questo argomento è significato automaticamente che arriverà il giorno in cui l’umanità sarà liberata dal lavoro. Ma io non sono certo di condivire questo ottimismo. Mi sembra invece da non sottovalutare la possibilità che, man mano che i lavori umani passeranno di mano ai robot, sempre più lavori falsi verranno inventati per tenere occupati gli umani.

Con lavori falsi intendo lavori improduttivi, che non generano risorse concrete, o lavori superflui, che generano risorse in eccesso che poi vengono buttate via. In effetti tanti lavori di entrambe le tipologie esistono già adesso, e tengono occupata l’umanità già adesso. Per cui quello di cui sto parlando non è altro che una continuazione del fenomeno già in corso, che potrebbe sopravvivere e amplificarsi.

Oggi esempi molto evidenti di lavori improduttivi si vedono nel settore bancario e politico, mentre dei lavori superflui ne è diventato testimonianza internet, che ormai è decisamente ultra-saturo, perché inondato ogni giorno da nuovi contenuti creati da plotoni di giornalisti e autori, contenuti che però raggiungono un pubblico sempre più microscopico. Anche molte scuole odierne sono fabbriche di lavori superflui, dedicati a fornire agli studenti tante conoscenze che non useranno mai -quindi le butteranno via– in età adulta.

È plausibile che il futuro presenterà un quadro in cui, seppure nel contesto di una grande abbondanza di risorse generata da robot ancora più avanzati ed efficienti di quelli attuali, gli umani continueranno comunque ad avere pochissimo tempo libero, perché molto occupati in lavori inventati… appunto allo scopo di tenerli occupati.

Ci si può chiedere: lavori inventati da chi? Un complottista probabilmente risponderebbe “dal sistema”, e non c’è certo dubbio che il sistema trae beneficio dall’avere la maggioranza delle persone impegnata a lavorare, con poco tempo libero. In questo modo si ha una massa più ignorante e stanca, facile da manipolare. Io però credo che per lo più siano le persone stesse a tendere verso questi lavori inutili, senza troppa necessità di una qualche “agenda segreta” che ce li spinga.

Per capirne il motivo basta osservare come si comportano le persone quando hanno tempo libero: la maggior parte, in effetti, non è per niente a suo agio con il tempo libero.

Il tempo libero è interruttore che può causare un aumentato livello di coscienza, e un alto livello di coscienza spesso è difficile da sostenere: nascono domande a cui è durissimo rispondere, nascono tante incertezze. È per questo motivo che spesso le persone, quando non lavorano, fanno un lavoro sistematico proprio per abbassare il livello di coscienza: mangiando cibo spazzatura, guardando la televisione, facendo shopping, bevendo alcool.

In aggiunta a questa tendenza spontanea, come anticipato sopra, due fattori determinanti sono il denaro e l’energia. Se perdura un sistema finanziario simile a quello attuale, molti umani continueranno a trovarsi in una situazione di grande abbondanza di risorse (abbondanza che probabilmente si estremizzerà grazie ai robot), ma a tali risorse continueranno a poter accedere solo tramite il denaro, che quindi cercheranno di guadagnare lavorando. Similmente per l’energia: se non diventerà abbondante e di facile accesso per tutti, gli umani continueranno a lavorare per pagarla.

Inoltre potrebbe nascere tutta una serie di nuovi bisogni artificiali, a cui risponderebbero tanti nuovi lavori artificiali. Qui si può immaginare un numero di scenari più o meno distopici, ad esempio un pianeta in cui nonostante i robot avranno risolto completamente il problema di produrre le risorse essenziali, gli umani saranno comunque assorbiti da una gigantesca industria di intrattenimento, fatta di realtà virtuali e videogiochi, all’interno della quale continueranno a lavorare molte ore a settimana.

L’idea suona abbastanza inquietante, ma in effetti non sarebbe altro che l’acutizzazione di quello che succede oggi. In questo senso si potrebbe dire che il futuro è già adesso. L’unica differenza sarebbe che, se oggi la percentuale lavori reali vs lavori artificiali è qualcosa come 30% vs 70%, in futuro potrebbe sbilanciarsi ancora di più verso i lavori artificiali, e diventare qualcosa come 5% vs 95%. All’interno della piccola percentuale di lavori reali che sopravviveranno in futuro, probabilmente esisteranno quasi esclusivamente i lavori in cui il “fattore umano” (immaginazione, creatività, emozioni) è un vantaggio non sfidabile dall’efficienza robotica.

Riassumento brevemente quindi, in questo primo scenario molti umani continuerebbero a lavorare anche nel futuro, sia per sfuggire al tempo libero o sia perché continuerebbero a credere di dover lavorare. Questo implica che seguirebbero ad adottare il concetto di lavoro che esiste adesso (è “lavoro” se viene retribuito con denaro), e implica che seguirebbero a non accorgersi che lavorare per denaro, in un sistema finanziario simile a quello attuale, è come giocare a un tavolo di poker truccato a proprio sfavore.

Si tratta dello scenario che mi attrae di meno, perché prevede un’umanità futura molto inconsapevole, ma conserva comunque alcuni aspetti positivi, soprattutto per quella minoranza di persone che decideranno di non lavorare. Infatti visto che tutti gli altri saranno occupati a lavorare, per chi avrà più tempo libero ci saranno più opportunità disponibili, meno competizione, meno traffico, meno file, e così via.

Gli umani smetteranno di lavorare

La seconda possibilità consegue a una trasformazione più radicale della coscienza, e credo anche che corrisponda allo scenario più probabile. In effetti, tendo anch’io a dare per scontato che si andrà verso questo scenario nel futuro, se non fosse che la domanda “ma allora perché non è già successo?” mi fa essere cauto. La mia impressione è che una trasformazione avverrà, ma molto più lentamente di quanto prevedono alcuni.

In questa visione, le persone abbandoneranno in massa quello che oggi viene considerato lavoro. Volenti o nolenti, la disoccupazione arriverà per quasi tutti: alcuni abbandoneranno il lavoro consapevolmente e volontariamente, altri invece verranno spinti nella disoccupazione dai robot, da cambiamenti profondi del denaro (magari da fiat a criptovaluta), dagli imprenditori che renderanno l’energia abbondante e accessibile, da governi più piccoli ed efficienti.

Quelli che verso la disoccupazione ci verranno spinti, probabilmente, cercheranno più degli altri di tenere in vita un mercato di lavori falsi, che difficilmente sparirà del tutto. Gli altri però si saranno finalmente arresi all’evidenza: in un mondo altamente tecnologico e abbondante di beni e servizi, prodotti facilmente dai robot e accessibili a tutti, il vecchio concetto di lavoro non ha più senso: la sua motivazione di esistere, semplicemente, è sparita.

Tutte queste persone dunque si ritroveranno di fronte alla stessa questione che io ho già affrontato qualche anno fa, quando ho abbandonato il mio impiego: che cosa faccio durante il giorno? Fino ad oggi, per molte persone questa domanda probabilmente suonerebbe addirittura come minacciosa: la collegherebbero immediatamente alla domanda come farei a evitare la noia?. È da qui infatti che parte la ricerca di distrazioni, di attività che “tengano occupati” (quali sono ormai molti lavori esistenti).

Che succederà però nel futuro, se le persone ci guarderanno dentro a questa noia, anziché cercare di evitarla con l’intrattenimento? In effetti, se i lavori falsi avranno perso qualunque credibilità come opzione di riempi-tempo parziale, estendere le finzioni televisive e i videogiochi a tutto il tempo potrebbe farsi sentire come insoddisfacente per molte persone. Anche viaggiare nel mondo reale, un’attività che molti fantasticano di fare “se non fosse per il lavoro”, se fatto continuamente potrebbe non riuscire a scacciare la sensazione di mancanza di scopo.

Che cosa faccio con il mio tempo? è una questione difficile -persino esistenziale– visto che inevitabilmente fa nascere altre domande in catena: che cosa faccio con la mia vita? e quindi qual’è il senso della vita? In faccia a quest’ultima domanda potrebbero ritrovarsi a guardare in tantissimi nel futuro, molti più di oggi. E dalla gran varietà di risposte che giungeranno, il pianeta e la società potranno davvero trasformarsi in modi imprevedibili.

È possibile che, dopo svariate riflessioni, molte persone giungeranno a una conclusione simile a quella a cui sono giunto io: a meno di vivere la vita aspettando che si manifesti una qualche “divinità” o “autorità superiore” a rivelarci un senso della vita universale, che vale per tutta l’umanità (cosa che forse, probabilmente, non avverrà mai) è bene che ce lo assegnamo da soli, individualmente, un senso alla nostra vita. Il senso che scegliamo è proprio il senso della vita, quello “giusto”.

Tale scelta sarà cruciale per decidere se anche nel futuro noi umani continueremo a fare qualcosa durante il giorno, piuttosto che diventare una specie quasi del tutto inattiva, imboccata dai robot. Chi si sarà preso il tempo per decidere come usare la propria vita, avrà la motivazione per svolgere delle azioni.

A questo punto però, tali azioni faranno parte di un concetto di lavoro del tutto nuovo, profondamente diverso dal precedente, proprio perché profondamente diversa sarà la motivazione che lo genera. La motivazione non sarà più ottenere i “vecchi” beni e servizi, ormai in esubero e poco interessanti, ma sarà un impulso proveniente soprattutto dall’interno, e non più dall’esterno.

A un cambio così sostanziale nella motivazione che genererà il lavoro, conseguirà probabilmente un cambio sostanziale nei campi verso cui tale lavoro si indirizzerà. Difficile immaginare, in effetti, che in uno scenario in cui il lavoro sarà altamente facoltativo e gli umani decideranno di farlo a seguito di un processo di introspezione, gli sforzi verranno impiegati per produrre souvenir o educazione irrilevante. Possibilmente a ricevere una forte spinta saranno campi nuovi come la sperimentazione genetica, l’esplorazione spaziale, e soprattutto la ricerca sul funzionamento della mente.

Questo che descrivo qui, quindi, è uno scenario in cui gli umani smetterebbero di lavorare -ma per quello che è il vecchio concetto di lavoro-. Molti però potrebbero rimanere attivi adottando una nuova filosofia, ed è proprio secondo questa che potrebbero cominciare più spesso a sentire di voler “lavorare”.

Il mio percorso

Io alla questione che cosa faccio con il mio tempo? ho avuto la fortuna di arrivarci ben preparato. La disoccupazione è qualcosa che ho cercato e voluto fortemente. Il motivo della mia determinazione è venuto proprio dall’essermi preso del tempo per decidere quale fosse il senso della vita, per che cosa volessi usare la mia.

La risposta che ho trovato, che comunque si è raffinata col tempo e che continua a raffinarsi, è che il senso della vita è l’amore: l’amore che diamo e l’amore che riceviamo. In seconda battuta, il senso della vita consiste anche in esplorare e capire meglio l’universo, godere delle cose belle che esistono, e produrre nuove cose belle.

Questo tipo visione di questo tipo ha avuto effetti in tante aree della mia vita, e ovviamente anche sul mio concetto pratico di lavoro. Il concetto che avevo prima è diventato obsoleto e ormai non più proponibile. Lavoro è diventato aggiungere qualcosa di bello al mondo, e di alta qualità. Favorire la qualità rispetto alla quantità mi sembra imprescindibile a questo punto, visto appunto il grado di saturazione a cui è giunta la produzione umana in moltissime aree, sia di prodotti materiali che immateriali.

Trovo che per me funziona bene, tenere in mente questo principio generale: infatti qualunque sia il progetto specifico a cui decido di dedicarmi (che sia scrivere un articolo, produrre un documentario, costruire una casa…), mi ricorda sempre perché lo sto facendo e come farlo. Il che non comporta certezza di buoni risultati, ma trovo che mi motiva ad agire. È un principio che ha creato e crea con naturalezza attività da inserire nel mio tempo, quando sento di voler “lavorare”. In effetti è difficile ormai etichettarlo come tempo lavorativo o tempo libero, visto che il confine tra i due è irrimediabilmente diventato molto sfumato.

Raccogliere una cartaccia per strada è lavoro? Curare il giardino è lavoro? Anche quando le persone mi chiedono che lavoro fai? non sono proprio sicuro di cosa rispondere, anche se ultimamente me la cavo spesso con un rapido ed elegante “imprenditore”.

Riguardo a quanto lavorare, in questi ultimi anni ho sentito di lavorare sui miei progetti solo qualche ora al giorno, una quantità di tempo piccola che comunque mi ha fatto ottenere diversi risultati che mi sembrano buoni. I motivi per cui non ho lavorato di più sono essenzialmente due: il primo è che, effettivamente, non voglio perdermi tutto il bello che c’è “la fuori” nell’universo (e ce n’è tantissimo) lavorando gran parte del tempo.

Il secondo motivo viene da uno dei miei più grandi conflitti interni, spiegato bene dal famoso mito della caverna di Platone. Detto in breve, ho l’impressione che alcune delle cose più di valore che ho da dare al mondo (ad es. le informazioni utili che ho trovato) spesso al mondo in effetti non interessino granché, per cui spendere tantissime ore a lavorarci intorno forse non ha senso. Allo stesso tempo, non sono sicuro di voler lavorare tanto su qualcosa per cui c’è più interesse, ma che io non “sento” essere il mio forte. Questo è un dubbio che ancora non ho risolto, ma credo comunque che appartenga anche a molte altre persone, per cui non mi sento solo nel conflitto 🙂

In effetti, credo che è attraverso questo tipo di “percorsi” interni (introspezione, come ho scritto sopra) che potrebbe passare la ridefinizione del lavoro nel futuro. Se i lavori sopravviveranno assumendo una forma nuova, abbandonando quella corrente -spesso grottesca- di lavori falsi, tale forma potrebbe essere influita proprio da processi come quello di disidentificazione da parte degli umani con il ruolo lavorativo. Si parla insomma di “rivedere” la relazione con l’ego, una relazione niente affatto… facile.


Note: Seppure affascinante, questo argomento è a dir poco teorico e filosofico. L’articolo potrebbe avere qualche contraddizione, ma credo comunque che contenga diversi spunti utili.

Relativi: La funzione del lavoro, Qual’è la tua etica lavorativa?

Cose importanti che ho imparato

Queste sono alcune delle cose più importanti che (penso) di aver imparato, o che sono nel processo di imparare, in questi ultimi anni della mia vita.

Spiritualità

● L’enorme potere della parola grazie.

● Il concetto di coscienza. Che ci sono diversi livelli di coscienza a cui la gente vive. Che anche la musica, i film, l’arte, gli oggetti hanno il loro livello di coscienza.

● Non è la coscienza ad essere creata dalla materia, ma esattamente l’opposto: la materia è creata dalla coscienza.

● L’ateismo ha un punto di vista fisso, piuttosto sterile. Dopo essersi diplomati dall’ insensatezza religiosa, è possibile, e necessario, diplomarsi ulteriormente dall’ateismo per continuare a progredire nel percorso dell’ evoluzione spirituale.

● Lo scetticismo cronico è un’ attitudine molto controproducente. Prima ero uno scettico cronico, che non credeva “in niente”. In questi giorni preferisco tenere gli scettici cronici a distanza.

● Ho imparato alcune grandiose lezioni dai libri di Eckhart Tolle, in particolare queste tre:

  • cosa significa essere presente, l’idea di essere qui e adesso. E ho realizzato che solo una frazione dei pensieri che fluiscono nella mia mente è utile. Il resto sono un rumore che mi distrae, inutile e ripetitivo.
  • che cos’è l’ego. Ho realizzato di avere un ego, e uno terribilmente difficile da domare.
  • il meccanismo del dramma che guida molte relazioni umane. Gran parte delle persone tendono a creare drammi non necessari e evitabili, per alimentare una piccola “bestia” che hanno dentro, una bestia che si nutre di emozioni negative.

Di questi tre concetti, penso di capire bene la teoria dietro i primi due, ma faccio ancora schifo nel trasformare questa teoria in pratica. Ci sono ancora più pensieri inosservati e più finzione in me di quanto mi piacerebbe avere. Con il dramma, invece, penso di andare bene sia in teoria che in pratica. Non sono mai stato una gran drama queen.

● La regola migliore da applicare con le persone che provano a incominciare un dramma è: non partecipare. Lasciarli gridare, gesticolare, piangere, restando assolutamente calmi, composti, in silenzio, replicando solo cose come “si, hai ragione”, finché si spengono.

● La vita è sul trovare il punto di equilibrio a metà tra due tipi di consapevolezza:

  • che noi, esseri umani, abbiamo un potere enorme e un grande controllo sulle nostre vite, e che siamo capaci di realizzare cose meravigliose, gigantesche, sensazionali.
  • che ci sono cose nelle nostre vite che non controlliamo affatto, e quelle cose potrebbero distruggere tutto quello che abbiamo costruito, in ogni momento.

Il trucco è riconoscere che sono entrambe vere, ma poi decidere di avere fede, e lavorare duramente per realizzare le cose meravigliose.

● Guarire non corrisponde a sentirsi rilassati e comfortevoli tutto il tempo. Guarire, di solito, significa dolore e sforzi.

● La legge di attrazione ha moltissimo senso, però sembra che molta gente non afferri la parte attrazione in essa. Dopo aver creduto che qualcosa succederà, è necessario lavorare -spesso duramente- per farla succedere.

● Ogni persona può essere un eroe. Anche se molte persone oggi considerano il coraggio come un tratto riservato ai personaggi dei film soltanto, chiunque può coltivare il coraggio e applicarlo alla vita vera, questa vita.

● La vita prova a “parlarci” costantemente, e prova a insegnarci lezioni tutto il tempo. Le persone che incontriamo, gli eventi che ci succedono intorno, spesso hanno dei messaggi per noi. Dobbiamo rimanere ricettivi, con un’antenna, per captare il messaggio.

● I sogni meritano molta più attentione di quanta ne ricevono comunemente: i sogni “normali” che abbiamo durante il sonno, i sogni lucidi in cui possiamo manipolare l’ambiente -sono davvero una figata-, e anche i sogni a occhi aperti. È vero, come ho letto da qualche parte, che i sogni non sono fatti per farci dormire, ma per farci svegliare.

● Gesù Cristo, probabilmente, non è mai esistito come figura storica. È un carattere fittizio che fu inventato dagli antichi Romani, come strumento di propaganda per dominare gli Ebrei del tempo. Ho sentito questa teoria nel documentario “Caesar’s Messiah”, e la considero non solo molto credibile, ma anche una rivelazione super sensazionale!

Amore

● L’amore è molto più grande del solo amore romantico, il tipo di amore nella relazione di coppia che viene dipinto estesamente nei film e nei libri. Quello è solo una parte, ma c’è anche l’amore per gli amici, la famiglia, gli sconosciuti, gli animali, le piante, l’arte, il lavoro, la vita.

● La gelosia non ha senso. Di fatto è una conseguenza di confondere erroneamente l’amore di coppia con l’amore vero.

● Se c’è un significato nella vita, è l’amore. Alla fine della storia, quello che conta davvero è l’amore che abbiamo dato, e l’amore che abbiamo ricevuto.

Me stesso

● La sfida più importante e difficile nella mia vita è imparare a gestire le mie emozioni. Sono consapevole che se voglio riuscire a raggiungere i miei più grandi traguardi, questa è un’abilità necessaria da padroneggiare. Non ho altre vie.

● Non farò progressi significativi nella vita imparando un sacco di nuove nozioni. Li farò, invece, imparando alcune nozioni specifiche, e coltivando virtù come il coraggio, l’onestà e la disciplina.

● Praticare l’introspezione, per scoprire cosa c’è dentro me stesso, è molto difficile e doloroso. È anche l’avventura più entusiasmante. Ed è anche piuttosto strano: ricerco, studio, faccio sforzi, tutto questo senza nemmeno sapere che cos’è quello che sto cercando. Ma ho un forte istinto che devo continuare a scavare.

● Gli stimoli con cui nutro me stesso (film, libri, musica) impattano direttamente il modo in cui penso, e il modo in cui mi sento. Per quanto possa sembrare ovvio adesso, non ero consapevole di questa connessione alcuni anni fa. In questi giorni, evito coscientemente di guardare film horror, o leggere libri riguardo assassini e psicopatici, per esempio. Preferisco dare in pasto alla mia mente argomenti felici.

● Ci sono così tante cose che non so. Ma più cose nuove scopro, più cresce dentro di me il senso che ce ne sono altre da scoprire…

Persone

● Avere pensieri originali è estremamente raro. Gran parte dei pensieri che circolano nella mente della gente sono pensieri di qualcun altro.

● Molte persone, quando parlano, semplicemente rigurgitano cose che gli sono state insegnate da bambini. Lo fanno a ripetizione, tutta la vita, senza mai applicare un po’ di pensiero critico per decidere se quegli insegnamenti avessero senso o meno.

● Semplicemente perché qualcuno parla più forte, o ha un microfono in mano, non significa che meriti più attenzione.

● C’è una differenza enorme tra cultura e saggezza. Molte delle persone che conosco sono piuttosto colte, ma pochissime sono sagge.

● Il mondo è pieno di corruzione, odio, disonestà, eppure nel mezzo di questo casino ci sono alcune persone con un’anima incredibilmente bella. Sono così preziose che danno un senso alla missione di ricercarle.

● È una grande abilità essere capaci di parlare, e agire, senza farsi guidare delle emozioni. Ed è importante riconoscere quando le altre persone, specialmente quelle vicine, come i familiari e gli amici, danno suggerimenti dettati dalle loro paure e insicurezze, in modo da scartarli.

● Molte persone non cambiano mai. Per quanto vengono esposte a informazioni chiare, utili, che potrebbero usare per risolvere i loro problemi, esse ignoreranno quelle informazioni e continueranno a sbattere la testa con gli stessi problemi, anno dopo anno, per tutta la loro vita. È meglio non perdere tempo insistendo ad aiutarle, ma focalizzarsi invece su quelli che sono pronti ad accettare soluzioni.

● Il modo migliore per rapportarsi con le persone depresse è starne lontano. La felicità è una scelta, e molte persone depresse semplicemente scelgono di essere infelici.

● Ci sono cose che le masse fanno, ma poco importa quante persone le facciano: non hanno comunque nessun senso, per cui non c’è nessun bisogno di unirsi al coro. Due grandi esempi in questa categoria sono:

  • rivolgersi alla politica per avere risolti i problemi della società.
  • lavorare in posti di lavoro in cui si scambia il tempo con il denaro.

Denaro

● Il denaro è un argomento eccitante, e non noioso come pensavo prima. Il denaro è utile per capire le emozioni della gente, soprattutto la paura.

● Il denaro è sostanzialmente solo un costrutto mentale.

● Il denaro favorisce quelli che lo producono e controllano (banche e governi) e schiavizza quelli che lo usano (i cittadini).

● Avere un lavoro regolare non è l’unico modo onesto di guadagnare denaro, i sistemi di reddito passivo sono un’altra opzione, e molto più intelligente sotto molti punti di vista.

● Economia e finanza sono due cose molto differenti. L’economia è più riguardo le persone, come si comportano nel mercato per andare incontro ai loro desideri. È un argomento molto più concreto, utile da studiare. La finanza invece è sui soldi di carta, banche, grafici, titoli: tutte queste cose fanno parte di un circo che non aggiunge essenzialmente alcun valore alla vita delle persone.

● Fare il passaggio da impiegato a imprenditore richiede un grande cambio di mentalità. Un imprenditore ha bisogno di abilità molto differenti: per esempio è necessario capire di più la psicologia delle persone.

● Capire la legge della domanda e dell’offerta è super utile, e non solo per un imprenditore che manda avanti un’attività, ma per chiunque, perché si applica a molte situazione di vita quotidiana.

● Non puoi fare la cosa giusta, se sei nel posto sbagliato. Per esempio, anche se lavori duramente, diligentemente e efficientemente, ma stai fornendo il tuo lavoro a istituzioni che producono zero (o sottraggono) valore alla società -come corporazioni bancarie o produttori di sigarette- stai solo illudendo te stesso che stai “facendo un buon lavoro”.

● Penso di capire il denaro bene abbastanza, adesso, da essere capace di diventare molto ricco se lo desidero, in maniera onesta, e senza nemmeno lavorare troppo. Però, non ho ancora deciso se questo è quello che voglio. Molto denaro mi permetterebbe di sviluppare alcuni bei progetti in grande scala (come costruire ospedali, scuole, media educativi), ma dall’altra parte, attrarrebbe inevitabilmente l’attenzione del governo. E non sono sicuro di voler spendere il mio tempo avendo a che fare con una simile struttura gigante e predatoria. Devo riflettere ulteriormente su questo.

● Una delle cose più pazze del mondo moderno è che molte persone passano una vita intera a lavorare per denaro, senza nemmeno capire per cosa stanno lavorando. Non si prendono mai un po’ di tempo per capire come il denaro viene prodotto, da chi, come funziona.

● Poche cose ti metteranno in una posizione inusuale come diventare libero finanziariamente. Mentre tutti parlano, agiscono e si muovono guidati dal desiderio di fare soldi, tu sei parte di una piccolissima minoranza che si focalizza su altri argomenti.

Salute

● Avere una dieta salutare essenzialmente richiede due cose:

  • sviluppare una conoscenza riguardo la nutrizione (in particolare capire il concetto di densità di nutrienti dei cibi).
  • disciplina.

● I prodotti basati sulla farina raffinata (come pasta e pane) sono quasi altrettanto poco salutari quanto lo zucchero bianco. Non ha senso, come facevo fino a qualche anno fa, evitare lo zucchero come un fondamentalista ma poi abbuffarmi di pasta e pane ogni giorno.

● Se c’è un cibo che devo stare sempre attento a non mangiare, è il cibo bruciato. Le croste nere sotto la pizza, sul pane tostato, sulla carne grigliata sono carichi di una quantità disastrosa di tossine.

● Gran parte del miele venduto nei negozi è altrettanto non salutare quanto lo zucchero bianco, perché è pastorizzato, scaldato a alta temperatura, questo gli da quella consistenza trasparente e fluida come di uno sciroppo. Il miele grezzo è quello da scegliere.

● I latticini con percentuali ridotte di grassi, o completamente scremati, sono in realtà meno salutari delle loro controparti intere. Il grasso nel latte, nello yogurt e nel formaggio è utile per digerire la vitamine lipo-solubili. Quindi è meglio mangiare questi cibi in versione intera.

● La dieta impatta la salute complessiva, e anche la figura, più di quanto faccia l’esercizio fisico.

● L’esercizio è utile, ma farne troppo può stressare i corpo e “consumarlo”. Avevo l’abitudine di andare in palestra 3/4 volte a settimana, in questi giorni preferisco andare un paio di volte e prestare più attenzione al modo in cui mangio, invece.

● Nonostante sia super popolare, fare jogging non è poi così salutare. Quando una persona corre, i tessuti e gli organi del corpo sballonzolano su e giù, su e giù, su e giù, e questo è piuttosto stressante -e invecchiante- per l’organismo. È molto più salutare a lungo termine preferire attività come il sollevamento pesi moderato, lo yoga, la ginnastica.


Note: Mi aspetto che queste comprensioni resteranno valide per molti anni a venire, quindi ho scritto questo post come un promemoria per me stesso, con alcune indicazioni utili da seguire in futuro. Sarà anche interessante vedere se cambierò opinione su alcune di esse, e se avrò voglia di aggiungerne altre.

Cos’è il vero amore?

Ultimamente vedo spesso queste due facce in palestra, sugli schermi televisivi piazzati davanti ai tapis roulant. Si tratta di cantanti famosi, con stuoli enormi di ragazzine adoranti, che cantano canzoni d’ “amore” di grande successo.

cantanti-bimbiminkiaMentre faccio riscaldamento butto un occhio ai loro videoclip, che vengono proposti in continuazione sulle tv musicali. Per la verità non sento nemmeno bene le parole che cantano (c’è altra musica in sala), eppure le immagini bastano a farmi salire un inequivocabile senso di… irritazione. Già, proprio irritazione.

Perché? Che mi hanno fatto di male questi poveri ragazzi?

Lo potrete capire bene guardando questi due fotogrammi di tali videoclip, in cui ho catturato l’espressione tipica del cantante famoso tra i giovani oggi. Se ci pensate un attimo, è l’espressione di chi, più che cantare, sta cercando di partorire un cocomero dal culo. Ho recuperato i testi delle canzoni in questione per assicurarmi di non aver frainteso. Hai visto mai stessero cantando proprio delle canzoni sui cocomeri? No, invece avevo intuito bene: questi ragazzi parlano effettivamente d’ “amore” nelle loro canzoni.

Ma amore di che tipo? Basta guardarli in faccia per capirlo: un amore drammatico, totale, sconvolgente, fondamentale, trascinante, doloroso. E infatti lo cantano con l’attitudine e la gestualità tipica di chi soffre. Ed è proprio vero che la televisione sollecita una reazione nello spettatore: in un momento di consapevolezza mi sono accorto che io stesso osservavo quei videoclip mettendo su, in reazione, un’espressione preoccupata aggrottando la fronte.

E’ in quel momento che ho realizzato cosa mi causa l’irritazione: il fatto che i gruppi musicali pompati dall’industria musicale moderna promuovano e inculchino nei ragazzini (e purtroppo anche in molti adulti) questa concezione completamente sciocca dell’amore. Sciocca perché inutilmente drammatica.

Insomma, dove sta scritto che una relazione d’amore debba essere tutto questo dramma? Che debba essere questa sorta di “tempesta sconvolgente”, che ti travolge e ti distrae da tutto il resto? Dove sta scritto che quando sei in coppia con una ragazza, questa debba diventare la tua ragione di vita? Che se ti lascia devi disperarti? Che la tua felicità e realizzazione dipendono cosi tanto da lei? Che da solo non puoi andare avanti? Queste sono tutte fesserie! Questa misconcezione dell’ amore, che purtroppo oggi è proposta massicciamente anche nei film e nei libri, è alla base di un sacco di relazioni d’ “amore” disfunzionali.

A livello personale, promuove la non-sovranità sulla propria vita, incoraggiando e amplificando la malsana idea che la felicità vada ricercata principalmente al di fuori di sé, che sia sensato dipendere così tanto, così troppo, da un’altra persona. A livello di coppia, fa nascere tutta la serie di drammi conseguenti: insicurezze, gelosie, possesso, litigi se la ragazza ti mette le corna, depressione se ti lascia, e via dicendo.

Ne parlavo proprio qualche giorno fa con un’amica, che ha recentemente iniziato una ralazione sentimentale con una ragazza. La mia amica mi raccontava, abbastanza inquietata, di come si sia accorta di quanto questa ragazza sia gelosa e possessiva, essendo arrivata perfino a controllare i suoi spostamenti e sbirciarle il telefono di nascosto. E qua parliamo di ultra-trentenni. La mia reazione è stata categorica: mollala su-bi-to! Ma come si fa ad arrivare a trent’anni ed essere ancora cosi insicuri da essere gelosi? Come si fa ad arrivare all’età adulta e perdere ancora tempo in questi giochetti?

Poi ho ripensato ai cantanti che vedo contorcersi nei videoclip della palestra e ho collegato: qua c’è gente, tanta, che purtroppo quella versione drammatica e problematica della relazione di coppia se la beve.

Io quei ragazzi sugli schermi li guardo e li classifico come “bimbiminkia”, molta gente invece quella versione farlocca dell’amore la scambia per amore vero, e tende a ricreare tutto quel dramma nelle proprie relazioni. Se non ci sono problemi, li vanno a creare per poi gustarsi il dramma, ad esempio spiando gli spostamenti e il cellulare della fidanzata cercando prove di tradimenti. E come dice il vecchio adagio, chi cerca trova. Questo succede a 15, a 30, a 50 anni perfino. Alcuni continuano la caccia al dramma nelle proprie relazioni per tutta la vita.

Allora, premesso che essere innamorati è bellissimo, che è perfettamente comprensibile che quando si sta in coppia il centro dell’attenzione si sposta un po’ al di fuori di se stessi, esiste una soglia a partire da cui questa idea di amore “tumultuoso e drammatico” proposta dai media, e distribuita sulle espressioni sofferenti di tutti questi cantanti appassionati di cocomero, diventa veramente sciocca e superficiale, e soprattutto genera problemi.

Il primo problema è che si promuove una concezione incompleta dell’amore. Si pone talmente tanta enfasi sull’amore di coppia, che passa l’idea che esso sia tutto l’amore. Invece no, l’amore di coppia è solo una parte dell’amore vero. L’amore vero è grandissimo, è immenso e vario, è l’amore per la vita e per tutto l’universo. Si amano i nonni, si ama il lavoro che si fa, si amano gli amici, si amano i genitori e i fratelli, si amano gli sconosciuti, si amano gli animali, si amano le piante. Tutti questi amori insieme sono l’amore vero. L’amore tra fidanzati è solo un sottoinsieme dell’amore vero. E’ per questo che trattarlo come totale e assoluto è una mistificazione, un’idea sciocca che spesso porta a drammi.

Secondo, anche considerando solo questo amore parziale, cioè quello di coppia, è assolutamente ridicolo concepirlo come dipendenza, sofferenza e dolore. L’amore è quello che si crea tra due persone, già complete e felici singolarmente, che quando sono insieme risuonano tra loro e sono ancora più felici. Ridono, si aiutano, si offrono supporto, hanno compassione l’uno per l’altra, percorrono un tratto del sentiero della vita insieme. Soprattutto, provano gioia. L’amore non è quello tra due catorci perennemente addolorati, che cercano qualcuno che dia un senso alla loro vita!

Proprio in questi giorni ho letto il profeta di Kahlil Gibran, in cui mi ha colpito molto il modo in cui viene descritto l’amore. Leggendo questo libro ho pensato “ecco, questo è l’amore vero! Non quella fesseria addolorata che vedo sugli schermi della palestra!“. Queste è quello che scrive Gibran sulla relazione d’amore:

Vi sia spazio nella vostra unità, e tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l'un con l'altra, ma non fatene una prigione d'amore: 
piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime un moto di mare.
Riempitevi a vicenda le coppe, ma non bevete da una coppa sola.
Datevi cibo a vicenda, ma non mangiate dello stesso pane.

Cantate e danzate insieme e siate giocondi, ma ognuno di voi sia solo,
come sole sono le corde del liuto, sebbene vibrino di una musica uguale.
Datevi il cuore, ma l'uno non sia rifugio all'altro.
Poiché soltanto la mano della Vita può contenere i vostri cuori.
Ergetevi insieme, ma non troppo vicini:
poiché il tempio ha colonne distanti,
e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.

Mi piacciono tantissimo queste parole. Io sono completamente d’accordo: l’amore vero è quello tra le corde del liuto, separate una dall’altra, che vibrano della stessa musica.