Assalto all’ iPhone 6

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Ho appena visto un pezzetto di telegiornale. Assumendo che quel che ha mostrato sia vero (bisogna sempre chiederselo), e cioè che effettivamente anche qui in Italia stamattina è partito l’ assalto ai negozi Apple per comprare sto iPhone 6 (intervistavano ragazzi che si erano messi in fila dalle 6 di mattina… sigh!), a uno qualche domanda gli viene da farsela.

Voglio dire, da una parte dice che la gente sta sentendo talmente tanto la crisi che sta tagliando sulle spese di generi alimentari. Dall’altra, dice che la gente si mette in fila per comprare l’ultimo modello di sto minchia di iPhone, rigorosamente nei primi minuti di uscita, che se poi aspettano un paio di giorni non c’è più gusto.

Ma ste genti sono le stesse? Se si forse dovrebbero rivedere le loro priorità, perché mi sa tanto che conviene più investire in cibo di qualità che in iPhone ultimissi-missimo modello. Se sono genti diverse, vuol dire che veramente si sta allargando il divario sociale: tra chi non sa più come andare avanti e chi non sa più dove buttare i soldi. E il tempo.

La freccia del complottismo

curva-del-complottismoSecondo me questa freccia rappresenta bene la distribuzione della popolazione nei confronti del “complottismo”.

Una larga maggioranza degli italiani è in zona gialla, cioè la zona in cui non viene neanche preso in considerazione che possano esistere versioni alternative dei fatti rispetto a quelle “ufficiali” dei media. Qui c’è un’ ingenuità diffusa, si tende a prendere per vera qualunque notizia e si è poco abituati a esercitare il senso critico. In questa zona c’è anche una seconda categoria di persone: gli scettici cronici. Quelli che, anche se vengono esposti a versioni alternative dei fatti -sensate e corredate di prove che dovrebbero far nascere parecchi dubbi-, sghignazzano e bollano sempre tutto come “cazzate”. Sono quelli che scrivono gombloddo! nei commenti dei giornali online, deridendo chi invece prova a farsi qualche domanda in più.

Poi c’è chi ha sviluppato un sano senso critico, nella zona verde. Questa è una netta minoranza. Qui c’è chi capisce che, in tantissimi casi, di complotti ce ne sono eccome. Le “autorità” diffondono delle versioni dei fatti, supportati da media compiacenti, che spesso sono evidentemente false se testate contro dei criteri di ragionevolezza. Chi ha maturato questa capacità di senso critico legge i giornali e, oltre a leggere la notizia, si chiede se il giornalista che ha scritto l’articolo vuole generare una reazione nel lettore, e se si quale tipo di reazione. Appartenere alla zona verde significa non farsi manipolare. Significa guardare un telegiornale e capire che dietro quell’ insistenza a proporre notizie di cronaca nera c’è il desiderio di controllare le masse con la paura. Significa vedere tantissime menzogne diffuse dalle “autorità” e riuscire non esserne condizionati.

E poi che chi sfora, cioè esagera e vede complotti dappertutto. Zona rossa. Chi pensa che ci sia il famoso nuovo ordine mondiale dietro qualunque cosa, chi ha teorie pazzesche sugli alieni, chi è convinto che ci sia un’ “agenda gay” e che le lesbiche non esistono perché, al contrario di quella maschile, l’omosessualità femminile è solo una moda (perla letta su stampalibera.com se ricordo bene), chi ha la mentalità imbevuta di paura e teme sempre di essere ingannato, schiavizzato, che prevede sempre guerre. Insomma… quelli che con la teoria del complottismo ci vanno giù troppo pesanti.

Però attenzione, voglio far notare una cosa: ricadere in questo estremo rosso è molto più raro che ricadere nell’altro estremo giallo. Io credo che oggi ci siano troppe persone che non si “dedicano” abbastanza al complottismo, troppe persone non si fanno domande. Il pericolo di non vedere abbastanza complotti è molto più concreto del pericolo di vederne troppi. Per cui io consiglio di farsi molte più domande, e soprattutto sviluppare la salutarissima arte di mettere in dubbio quello che dicono le autorità.

A cosa serve la banca?

Probabilmente sei abituato alla presenza delle banche nella società. E sei abituato a portare i soldi che guadagni in una banca. A ritirare le banconote dagli sportelli della banca. A chiederle soldi in prestito, se devi comprare casa. Le Poste sono anch’esse una banca, molto popolare tra l’altro.

Insomma, la vedi da sempre… la usi da sempre… ma ti sei mai chiesto esattamente cosa è una banca? E a cosa serve? Oggi provo a spiegartelo io, gettando una nuova luce sulla sua natura e facendoti capire perché, in realtà, la banca rappresenta più che altro un problema per la società moderna.

a-cosa-serve-la-banca-copertinaPer certi versi, niente di speciale

Per certi versi, una banca è un’attività commerciale simile a tutte le altre, infatti è un’azienda che lavora allo scopo di fare soldi.

Da questo punto di vista, è perfettamente identica al salumiere, al barbiere, al bar sotto casa. La mattina i dipendenti della banca si svegliano, dirigente, impiegato di sportello, consulente finanziario, e vanno in ufficio a dare il loro contributo lavorativo per far guadagnare più soldi alla banca, in cambio di un salario.

Per un verso, leggermente speciale

Però una banca spesso non ha un solo ufficio, ma ha molti uffici, in diverse città e spesso anche in diverse nazioni. In effetti è una corporazione, cioè un’azienda enorme, tentacolare. E questa già è una prima differenza notevole col negozietto del salumiere.

Ma fin qui nemmeno troppo strano: di corporazioni ce ne sono parecchie nel mondo globalizzato di oggi. Ad esempio, oltre alle corporazioni bancarie ce ne sono di altri tipi: corporazioni alimentari (es. mcdonalds, ferrero), corporazioni della moda (es. versace, dolce e gabbana), corporazioni di consulenza (es. accenture, ibm), corporazioni tecnologiche (apple, samsung).

Per un verso, SPECIALISSIMA

Ma c’è una caratteristica che rende unica, assolutamente unica la banca. Tutte le altre attività, dal negozietto alle grosse corporazioni non-bancarie, guadagnano soldi perché forniscono in cambio beni o servizi. Il salumiere fornisce salumi. Il barbiere fornisce il servizio di taglio capelli. La corporazione della moda fornisce vestiti. Il supermercato fornisce cibo. Il bar fornisce caffè. E via dicendo.

Cosa fornisce invece la banca? La risposta è: una beneamata mazza. L’attività bancaria è l’unica in cui si guadagna denaro senza fornire alcun bene o servizio in cambio. Tutto quello che fa la banca è muovere denaro. Quindi la banca guadagna denaro… per muovere denaro! Se ci pensi è una caratteristica ben strana, che sicuramente non ha nessuna altra impresa al mondo.

È strano, infatti, che mentre tutte le altre attività commerciali si sviluppano intorno a un “qualcosa” (salumi, scarpe, vestiti…) col desiderio di guadagnare denaro, l’attività bancaria si sviluppa proprio intorno al denaro, col desiderio di guadagnare denaro. Cioè la banca manipola il suo stesso oggetto del desiderio. Gli è molto vicina a questo oggetto, proprio per la natura stessa della sua attività.

Ecco, questa vicinanza ha dato origine a situazioni decisamente interessanti.

Guadagna con i tuoi soldi

Una prima situazione interessante consiste nel fatto che le corporazioni bancarie sono diventate così potenti, nel tempo, da riuscire a farsi approvare leggi che conferiscono loro dei vantaggi enormi. Queste leggi verrebbero probabilmente considerate “scandalose” se fatte per qualunque altra attività commerciale… che non sia quella bancaria.

Un esempio eclatante è la riserva frazionaria, cioè la banca ha il dovere di mantenere al suo interno solo una piccola frazione dei soldi che gli porti in deposito, tutti gli altri può usarli a suo piacimento: prestarli ad altre persone (guadagnandoci sopra) e fare speculazioni di qualunque tipo.

La banca mette in circolo soldi non suoi per guadagnare, e questo è il motivo per cui se vai in banca e chiedi di ritirare 10.000 dei tuoi euro dal tuo conto succedono due cose.

Primo: devi prenotarli. Il motivo è semplicemente che non ce li hanno lì dentro. Secondo: ti fanno molte storie di fronte a una richiesta del genere. Il motivo è che per loro quella cifra vale molto di più di quanto vale per te: riprestando quei soldi a qualcuno n volte, visto che spesso dopo ogni prestito i soldi rientrano di nuovo in banca depositati da qualcun altro, possono di fatto moltiplicarseli “magicamente”.

Soldi di carta

Un’altro fatto interessante è che l’oggetto centrale di business della banca, cioè il denaro stesso, è stato trasformato nel tempo. In peggio.

Una volta, la banca aveva dei “doveri” nei confronti del denaro, nel senso che poteva mettere in circolo banconote solo se aveva oro corrispondente nelle sue casseforti. Diciamo che poteva emettere una banconota da 100 solo se aveva effettivamente 100 pezzi d’oro nelle sue casseforti.

Ecco, questo dovere è stato eliminato: il denaro è diventato fiat, che significa che non ha più nessun legame con l’oro. La banca emette banconote in gran quantità, senza avere effettivamente nelle sue casseforti dell’oro che copra quelle banconote. Questo significa che le banconote sono davvero solo dei pezzi di carta, e il loro valore si basa ormai solo sulla reputazione. Una reputazione che esiste solo finché esiste l’ignoranza, da parte delle masse, di cosa sia veramente il denaro.

Voglio chiarire perché è importante, con accezione negativa, che le banche abbiano eliminato il dovere di possedere oro corrispondente alle banconote che producono.

L’oro è molto diverso dalle banconote di carta. L’oro ha valore intrinseco, cioè ha caratteristiche fisiche che lo rendono perfetto per applicazioni mediche, tecnologiche, industriali. Applicazioni di vita vera, che possono migliorare la vita delle persone. Al contrario, con la carta non ci puoi fare molto più che accendere il fuoco.

Ma l’oro è limitato nel mondo: ce n’è tanto e non più, ed estrarlo è anche complicato. La carta invece si produce con gran facilità. Per cui la mossa con cui le banche si sono liberate del dovere di far corrispondere le banconote all’oro che possiedono, ha dato loro la possibilità di crearsi facilmente ricchezza… basata sul nulla.

Più potenti dei governi

Una seconda situazione è che nel tempo le banche sono diventate più potenti dei governi stessi delle nazioni. Questo vale anche per altri tipi di corporazioni oggi, ma le banche sono sicuramente in prima fila.

La situazione è evoluta in maniera tale che oggi molti capi di stato, quando devono prendere delle decisioni, devono quasi sempre consultare i banchieri. Anzi di più: spesso devono chiedere il permesso ai banchieri… e a volte devono persino obbedire ai banchieri.

Quando senti parlare su giornali e telegiornali del debito che cresce costantemente (hai mai sentito che il debito si riduce?), quel debito ce lo abbiamo nei confronti delle banche. Il motivo è che questi pezzi di carta che usiamo per pagare le cose li stampano loro e li prestano al governo, il quale si impegna a restituirli in futuro con gli interessi.

Però… quando il futuro arriva ed è  il momento di ripagare il debito, come fa il governo a pagare gli interessi, se i soldi li stampano solo le banche, e lui ha solo quelli che gli avevano prestato prima? Semplice: chiederà in prestito altri soldi facendo altri debiti, sempre più debiti. Debiti che non potranno mai essere ripagati.

È per questo che si dice, forse lo hai sentito già, che il denaro è debito. Sono la stessa cosa. Prendi in mano una banconota e osservala. Quella banconota è stata concessa in prestito dalle banche al tuo governo, a patto che il tuo governo, un giorno, ridarà indietro tanto quanto c’è scritto sulla banconota… più gli interessi.

La banca non produce nulla

Voglio ripetere e sottolineare il messaggio centrale di questo articolo: la banca non produce alcun valore utile per la società. Al meglio, può essere definita una scroccona che fa soldi grazie al lavoro degli altri, un parassita a tutti gli effetti. Ciò di cui la gente ha realmente bisogno sono cibo, vestiti, medicina, tecnologia, cultura, arte, e non di un circo che fa girare delle cartacce avanti e indietro.

I più umili tra i lavoratori, come il calzolaio che ripara scarpe, o il contadino che pianta patate, producono un valore immenso per la società rispetto a quello della banca, la cui azione pratica consiste solo nel movimentare soldi.

Lavori in banca?

Tutte le mattine milioni di persone nel mondo si svegliano, salgono in macchina e vanno a lavorare per una banca. File agli sportelli, computer che macinano dati, dirigenti in riunione, sarebbe bello avere un’animazione che mostrasse quanto movimento causa quotidianamente il sistema bancario nel globo. Per rendersi conto, appunto, di quante energie vengono risucchiate da questa industria che produce il nulla galattico, a parte smuovere denaro. Sarebbe comico e tragico contemporaneamente.

Ora, e se tu ci sei dentro in questa industria? E se sei un impiegato di sportello? O un revisore dei conti? O un dirigente di filiale? O sei un super-capo della banca centrale europea? O addirittura vieni da una famiglia di banchieri?

In questo caso io direi che ci sono due possibilità.

La prima possibilità è che ti trovi in quel posto perché sei inconsapevole della vera natura dell’azienda per cui stai lavorando ogni giorno (o almeno lo eri prima di leggere questo articolo). Questa inconsapevolezza è molto frequente ai livelli più “bassi” della catena, ma sono sicuro che anche molti dirigenti lavorano per una banca senza essere pienamente coscienti di quale sia la vera identità dell’azienda per cui lavorano.

Ho fatto parte di questo gruppo anch’io. Io mi sono ritrovato a lavorare in una banca in passato. In realtà come consulente esterno, per pochi anni, e in ambito informatico, ma sono stato senz’altro una piccola parte attiva di questa industria.

Proprio in quegli anni ho capito cosa significasse “banca”, e questa comprensione è stata per me una delle motivazioni più forti a lasciare quel lavoro. A me piace pensare di poter dare, col mio lavoro, un contributo a rendere il mondo un posto più bello, ad aiutare gli altri, a produrre qualcosa che possa avere un impatto vero sulla vita delle persone.

L’idea di usare il mio tempo -e il mio talento lavorativo- in un circo che fa girare cartacce avanti e indietro la trovo veramente deprimente. Mi piace quel che dice il professore de l’attimo fuggente: la vita è una grande poesia, in cui ciascuno di noi ha la possibilità di aggiungere un verso. Io non voglio certo che il mio verso sia aver passato 40 anni a manipolare inutili cartacce. Oggi riesco a immaginare un milione di altri modi per dare più valore alla società di quanto farei lavorando in una banca. Un esempio è fornire educazione, scrivendo articoli come questo.

La seconda possibilità è che vivi nella negazione. Sai come funziona veramente il sistema bancario, ma metti a tacere ogni voce che ti dice che stai contribuendo col tuo lavoro a una causa futile.

Le risorse che usa la tua banca potrebbero essere usare per creare benessere concreto, per rendere felice la gente, anziché indebitarla? Preferisci non pensarci. Metti la cravatta e vai al lavoro senza farti troppe domande. Un po’ come chi mangia carne prodotta industrialmente, che quando gli dici “ma sai come viene prodotta?” risponde “oh non voglio saperlo, se no non mangio più niente”. Pillola azzurra, insomma.

Che vantaggio c’è a saperlo?

Voglio chiarire una cosa: le persone che capiscono come funziona il sistema bancario e a cosa servono le banche (a una beneamata mazza) sono una minoranza oggi, e saranno una minoranza ancora per un pezzo. La maggioranza della popolazione non è ancora in grado di capire questo funzionamento, o non è interessata a capirlo.

Se tu invece sei tra quelli che questa comprensione l’ha raggiunta -e a questo spero di aver dato un piccolo contributo io- questo in che posizione ti mette?

In realtà, continui a giocare in un mondo in cui la banca fa parte delle regole. Difficilmente riuscirai a fare qualunque cosa senza dover entrare in contatto con la banca. Lo stipendio di lavoro viene accreditato direttamente in banca. Devi fare assegni dalla banca per comprare casa. Tutti continuano a considerare le banconote cartacee degli oggetti di valore, per cui te le chiederanno per darti qualunque bene o servizio in cambio.

Però puoi fare diverse cose. Innanzitutto, se come me pensi che il senso della tua vita sia regalare al mondo i tuoi talenti unici e meravigliosi, smetterai di impiegare questi talenti in una banca, se è lì che lavori.

Qualche tempo fa vidi un’intervista a un personaggio, non ricordo chi fosse, che alla domanda “cosa farebbe se venisse eletto presidente della Federal Reserve?” aveva risposto “la chiuderei”. Ho pensato che fosse un’ottima risposta, perché è quel che farei anche io se venissi messo a capo di una simile mega-associazione bancaria.

Altra cosa, puoi smettere di sovvenzionare questo inutile circo con i tuoi risparmi. Cosciente che tutto il mondo siede su un’enorme palla di carta che potrebbe bruciare da un momento all’ altro, puoi trasformare i tuoi risparmi in commodities (come l’oro e l’argento) che mantengono il loro valore nel tempo, anziché continuare a concentrarti sui soldi moderni che invece perdono valore costantemente, ogni giorno, proprio perché quel valore è soggetto alle decisioni del governo e delle banche.

Capire quanto è volatile il valore del denaro moderno ti libererà da una distrazione enorme. Ti farà dare più valore ad altre cose, ad esempio il tuo tempo. Ti farà rendere conto che l’ indottrinamento che hai ricevuto fin da piccolo, secondo cui il denaro è così importante, è appunto solo un indottrinamento. Una volta che rivaluti il tuo tempo, puoi impiegarlo in attività che rendono la vita molto più divertente e avventurosa. E questo mi pare un bel vantaggio.

Letture utili

Per approfondire e capire meglio il sistema bancario suggerisco due ottimi libri: The real story of money, health and religion di Loren Howe e You can profit from a monetary crisis di Harry Browne, che contiene suggerimenti molto intelligenti su come gestire i tuoi risparmi. Nel primo libro invece è riportata una citazione famosa che traduco qui in italiano:

E’ abbastanza un bene che la gente della nazione non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina. -Henry Ford-

La dice lunga. Lunghissima!


Note:

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Uh, e questo cos’è? Cazzo, un annuncio importante. Fammelo leggere subito prima di andare a leggere quell’articolo di giornale.

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Ohhhhh! Che strano! Il sito porno si è aperto lo stesso! Chi lo avrebbe MAI detto.