La direzione di questo blog

Chi tiene d’occhio questo blog avrà sicuramente notato che ultimamente pubblico meno frequentemente, e che i post si sono fatti più lunghi e più “seri”. Questo cambio di direzione non è casuale, ma è conseguenza di una serie di valutazioni che ho fatto su cosa voglio che sia questo blog, e sulla strategia che voglio seguire per diffonderne i contenuti.

Cancellare o non cancellare?

Se dò uno sguardo a quello che pubblicavo fino a qualche tempo fa, ammetto che mi vengono i brividi. E non solo qui sul blog, ma in generale su internet: ho scritto e detto una marea di stupidaggini, cose superficiali o insignificanti, commentato articoli/video altrui con odio, razzismo, sarcasmo, ego. Gli stadi della stupidità li ho attraversati proprio tutti -non me ne sono fatto mancare nessuno- e adesso li riconosco in tutte quelle scemenze pubblicate in passato.

Il primo che mi viene in mente è un video su Youtube in cui discutevo le insensatezze del sistema scolastico in Italia, in cui il punto centrale era che secondo me si fanno studiare i ragazzi per troppe ore, e oltretutto spesso facendogli memorizzare nozioni inutili. Sono ancora d’accordo con molti punti espressi in quel video, ma in un pezzo includevo, tra le materie di studio “inutili”, la filosofia. Il che oggi mi sembra una follia, perché adesso considero la filosofia una delle cose più importanti da insegnare ai ragazzi.

In maniera analoga, ho cambiato idea su tantissime altre cose, e la tentazione di cancellare molte delle stupidaggini pubblicate in passato è forte, però ancora resisto. Dopotutto, dove piazzare la linea al di sopra della quale “va bene”? Quali articoli e video che ho pubblicato sono abbastanza buoni per essere lasciati su internet, e quali sono al di sotto della soglia di tolleranza? Fare questa pulizia mi darebbe troppo la tentazione di lasciare online solo pochissime cose prodotte che considero di “alto livello”, e sarebbe pericoloso perché alimenterebbe il mio perfezionismo.

Oltretutto, rileggo le cose stupide e superficiali che ho pubblicato in passato con un certo affetto, perché mi ricordano il percorso che ho fatto per arrivare qui.

Spesso ascolto e leggo le idee di molte persone che producono contenuti su internet, che mi piacciono e che seguo, e mi sembrano così dannatamente sagge, intelligenti e piene d’amore, che non riesco proprio a immaginare che quelle persone siano mai passate attraverso tutta questa stupidità per arrivare a quello stadio di “evoluzione”. Mi viene quasi da pensare che siano state, più o meno, sempre così.

Ma io no. Non che adesso mi consideri particolarmente saggio, intelligente o pieno d’amore, ma almeno mi sembra di essere molto più maturo di quanto ero fino a pochi anni fa. Sono cambiato tantissimo in questi ultimi anni, un cambiamento sicuramente non indolore, ma di cui sono piuttosto orgoglioso. Eppure è avvenuto facendo tutti gli errori possibili e immaginabili, nessuno escluso.

C’è ancora spazio per errori e stupidaggini

Naturalmente, non c’è da preoccuparsi: di errori e stupidaggini probabilmente continuerò a produrne a pacchi. Immagino che in futuro leggerò quello che scrivo in questo periodo e penserò “come potevo non accorgermi di quanto era stupido!” o “come mi è saltato in mente di pubblicare una tale idiozia!”.

Né ho l’intenzione di mettere al bando ogni argomento superficiale dal blog, e scrivere solo di temi profondi e seri, suona piuttosto noioso. La capacità di spaziare da temi come la spiritualità e l’economia, a temi come il Centipede umano e Two girls one cup*, è una delle cose che più apprezzo della mia personalità. Cercai di spiegare questo lato del mio carattere nel post Inseparable emotions. Oltretutto, spesso gli argomenti superficiali sono un ottimo materiale di base per sviluppare post o video divertenti, che facciano ridere. E ridere e far ridere è decisamente una delle missioni della mia vita.

Resta comunque il fatto che ho deciso di cambiare l’approccio a quello che pubblico (e a come lo pubblico) qui sul blog e nei vari siti internet collegati, non appena mi sono chiarito nella testa alcune cose. Innanzitutto:

Cosa voglio che sia questo blog

Capire cosa volevo che fosse questo blog è stato un processo molto graduale, che ha richiesto parecchio tempo. Che volessi uno spazio per dare voce a tutte le mie “teorie”, quelle con cui tormento puntualmente amici e parenti, era ovvio già tantissimi anni fa. Così come era ovvio che l’argomento centrale del blog sono proprio io: le mie idee, le mie opinioni, la mia visione del mondo. Per cui è stato subito evidente che il nome del dominio da usare dovesse essere il mio: Paolo.

Un altro paio di aspetti, invece, sono diventati chiari solo dopo molto tempo, ma oggi finalmente anche di questi sono piuttosto sicuro.

Innanzitutto, voglio che questo blog sia uno strumento per produrre bellezza. Per distribuire idee interessanti, originali, utili, che possano migliorare la vita delle persone. Ed è questa la motivazione per cui passo ore a scrivere articoli o produrre video su argomenti che considero “importanti”, impegnandomi a descrivere le idee con chiarezza e semplicità.

Voglio anche che questo blog sia un diario personale, in cui posso raccontare, alternandole agli articoli di interesse generale, le esperienze della mia propria vita. Quello che mi succede, le persone che incontro, i luoghi che esploro, le situazioni che mi capitano durante le mie giornate, e cosa mi sembra di imparare da tutto ciò. Mi piace poter tenere sul blog una traccia del mio percorso di sviluppo personale.

Inoltre, voglio che il blog sia qualcosa che mi corrisponde davvero. Voglio poterlo aprire e ritrovarmi in uno spazio che sappia di me: dallo stile grafico, agli articoli, ai video, alla musica: qualcosa che sia originale, autentico, talentuoso, tormentato, comico. Il che è facile a scriversi ma non a farsi, naturalmente, ma questo almeno è l’obiettivo.

La strategia

Dopodiché c’è la questione della strategia da seguire, che spiega perché da un po’ i post sono piuttosto infrequenti, ma sono piuttosto lunghi.

Il motivo è molto semplice: non voglio diluire i contenuti. Fino a qualche tempo fa pensavo non c’è niente di male a pubblicare sia post seri e pensati a lungo, sia aggiornamenti casuali riguardanti i fatti del giorno, o sciocchezze superficiali tanto per ridere. E infatti è quello che facevo.

Ma poi mi sono reso conto che così facendo diluisco l’efficacia dei messaggi che affido a quei post più lunghi e articolati. E visto che internet ormai viene inondato quotidianamente di contenuti di poco valore -ogni giorno appaiono in rete milioni di nuovi articoli, video, notizie, per la stragrande maggioranza insignificanti- non ha senso cercare di mantenere il ritmo e pubblicare anch’io contenuti con frequenza tanto “per mantenere l’interesse”. Competere puntando sulla quantità, non mi sembra che abbia più molto senso.

La mia considerazione è che ormai la massa di contenuti prodotti dall’umanità è enorme, direi forse eccessiva, e questo si vede sia su internet, dove gran parte dei contenuti insignificanti vengono pubblicati e ignorati, cadendo nel dimenticatoio di internet e praticamente “sparendo” dai motori di ricerca, ma anche nel mondo reale, ad esempio nelle librerie, dove nuovi libri appaiono sugli scaffali a ritmi velocissimi, spesso per vendere solo poche copie e poi sparire dalla vista anch’essi.

La strategia migliore resta, secondo me, competere puntando sulla qualità. Questa ha ancora molto senso. Anche se pubblico nuovi articoli e video più raramente, se i loro contenuti sono “forti”, la gente li cercherà e li raggiungerà. E voglio che la gente sappia che quando raggiunge il mio blog, dentro ci troverà contenuti di alta qualità, senza dover fare la scrematura tra altre sciocchezze pubblicate tanto per pubblicare qualcosa.

Naturalmente, mi continua a venir voglia, ogni tanto, di scrivere pensieri su argomenti superficiali o commentare i fatti del giorno, e fortunatamente per questo ci sono i social network. Quando voglio pubblicare qualcosa di poco valore, o condividere contenuti non originali -quindi prodotti da altre persone- posso semplicemente farlo sui social network. La gente sui social network non ha voglia di assorbire idee o contenuti in ogni caso, ma quasi sempre va lì solo per scorrere in modo veloce e superficiale tra contenuti “facili”, che non provochino alcuna riflessione.

Questo blog invece è la destinazione migliore per quelle che considero le mie idee migliori. Sembra ovvio adesso, eppure ho dovuto pubblicarci sopra una certa quantità di stupidaggini prima di capirlo.

Fino alla prossima valutazione della situazione quindi, la strategia sarà questa: tenere separati gli ambiti, e puntare più sulla qualità che sulla quantità.


Note: * nel caso non li conosciate, si tratta di due film piuttosto popolari con lo stesso attore protagonista: le feci umane.

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