A cosa serve la banca?

Probabilmente sei abituato alla presenza delle banche nella società. E sei abituato a portare i soldi che guadagni in una banca. A ritirare le banconote dagli sportelli della banca. A chiederle soldi in prestito, se devi comprare casa. Le Poste sono anch’esse una banca, molto popolare tra l’altro.

Insomma, la vedi da sempre… la usi da sempre… ma ti sei mai chiesto esattamente cosa è una banca? E a cosa serve? Oggi provo a spiegartelo io, gettando una nuova luce sulla sua natura e facendoti capire perché, in realtà, la banca rappresenta più che altro un problema per la società moderna.

a-cosa-serve-la-banca-copertinaPer certi versi, niente di speciale

Per certi versi, una banca è un’attività commerciale simile a tutte le altre, infatti è un’azienda che lavora allo scopo di fare soldi.

Da questo punto di vista, è perfettamente identica al salumiere, al barbiere, al bar sotto casa. La mattina i dipendenti della banca si svegliano, dirigente, impiegato di sportello, consulente finanziario, e vanno in ufficio a dare il loro contributo lavorativo per far guadagnare più soldi alla banca, in cambio di un salario.

Per un verso, leggermente speciale

Però una banca spesso non ha un solo ufficio, ma ha molti uffici, in diverse città e spesso anche in diverse nazioni. In effetti è una corporazione, cioè un’azienda enorme, tentacolare. E questa già è una prima differenza notevole col negozietto del salumiere.

Ma fin qui nemmeno troppo strano: di corporazioni ce ne sono parecchie nel mondo globalizzato di oggi. Ad esempio, oltre alle corporazioni bancarie ce ne sono di altri tipi: corporazioni alimentari (es. mcdonalds, ferrero), corporazioni della moda (es. versace, dolce e gabbana), corporazioni di consulenza (es. accenture, ibm), corporazioni tecnologiche (apple, samsung).

Per un verso, SPECIALISSIMA

Ma c’è una caratteristica che rende unica, assolutamente unica la banca. Tutte le altre attività, dal negozietto alle grosse corporazioni non-bancarie, guadagnano soldi perché forniscono in cambio beni o servizi. Il salumiere fornisce salumi. Il barbiere fornisce il servizio di taglio capelli. La corporazione della moda fornisce vestiti. Il supermercato fornisce cibo. Il bar fornisce caffè. E via dicendo.

Cosa fornisce invece la banca? La risposta è: una beneamata mazza. L’attività bancaria è l’unica in cui si guadagna denaro senza fornire alcun bene o servizio in cambio. Tutto quello che fa la banca è muovere denaro. Quindi la banca guadagna denaro… per muovere denaro! Se ci pensi è una caratteristica ben strana, che sicuramente non ha nessuna altra impresa al mondo.

È strano, infatti, che mentre tutte le altre attività commerciali si sviluppano intorno a un “qualcosa” (salumi, scarpe, vestiti…) col desiderio di guadagnare denaro, l’attività bancaria si sviluppa proprio intorno al denaro, col desiderio di guadagnare denaro. Cioè la banca manipola il suo stesso oggetto del desiderio. Gli è molto vicina a questo oggetto, proprio per la natura stessa della sua attività.

Ecco, questa vicinanza ha dato origine a situazioni decisamente interessanti.

Guadagna con i tuoi soldi

Una prima situazione interessante consiste nel fatto che le corporazioni bancarie sono diventate così potenti, nel tempo, da riuscire a farsi approvare leggi che conferiscono loro dei vantaggi enormi. Queste leggi verrebbero probabilmente considerate “scandalose” se fatte per qualunque altra attività commerciale… che non sia quella bancaria.

Un esempio eclatante è la riserva frazionaria, cioè la banca ha il dovere di mantenere al suo interno solo una piccola frazione dei soldi che gli porti in deposito, tutti gli altri può usarli a suo piacimento: prestarli ad altre persone (guadagnandoci sopra) e fare speculazioni di qualunque tipo.

La banca mette in circolo soldi non suoi per guadagnare, e questo è il motivo per cui se vai in banca e chiedi di ritirare 10.000 dei tuoi euro dal tuo conto succedono due cose.

Primo: devi prenotarli. Il motivo è semplicemente che non ce li hanno lì dentro. Secondo: ti fanno molte storie di fronte a una richiesta del genere. Il motivo è che per loro quella cifra vale molto di più di quanto vale per te: riprestando quei soldi a qualcuno n volte, visto che spesso dopo ogni prestito i soldi rientrano di nuovo in banca depositati da qualcun altro, possono di fatto moltiplicarseli “magicamente”.

Soldi di carta

Un’altro fatto interessante è che l’oggetto centrale di business della banca, cioè il denaro stesso, è stato trasformato nel tempo. In peggio.

Una volta, la banca aveva dei “doveri” nei confronti del denaro, nel senso che poteva mettere in circolo banconote solo se aveva oro corrispondente nelle sue casseforti. Diciamo che poteva emettere una banconota da 100 solo se aveva effettivamente 100 pezzi d’oro nelle sue casseforti.

Ecco, questo dovere è stato eliminato: il denaro è diventato fiat, che significa che non ha più nessun legame con l’oro. La banca emette banconote in gran quantità, senza avere effettivamente nelle sue casseforti dell’oro che copra quelle banconote. Questo significa che le banconote sono davvero solo dei pezzi di carta, e il loro valore si basa ormai solo sulla reputazione. Una reputazione che esiste solo finché esiste l’ignoranza, da parte delle masse, di cosa sia veramente il denaro.

Voglio chiarire perché è importante, con accezione negativa, che le banche abbiano eliminato il dovere di possedere oro corrispondente alle banconote che producono.

L’oro è molto diverso dalle banconote di carta. L’oro ha valore intrinseco, cioè ha caratteristiche fisiche che lo rendono perfetto per applicazioni mediche, tecnologiche, industriali. Applicazioni di vita vera, che possono migliorare la vita delle persone. Al contrario, con la carta non ci puoi fare molto più che accendere il fuoco.

Ma l’oro è limitato nel mondo: ce n’è tanto e non più, ed estrarlo è anche complicato. La carta invece si produce con gran facilità. Per cui la mossa con cui le banche si sono liberate del dovere di far corrispondere le banconote all’oro che possiedono, ha dato loro la possibilità di crearsi facilmente ricchezza… basata sul nulla.

Più potenti dei governi

Una seconda situazione è che nel tempo le banche sono diventate più potenti dei governi stessi delle nazioni. Questo vale anche per altri tipi di corporazioni oggi, ma le banche sono sicuramente in prima fila.

La situazione è evoluta in maniera tale che oggi molti capi di stato, quando devono prendere delle decisioni, devono quasi sempre consultare i banchieri. Anzi di più: spesso devono chiedere il permesso ai banchieri… e a volte devono persino obbedire ai banchieri.

Quando senti parlare su giornali e telegiornali del debito che cresce costantemente (hai mai sentito che il debito si riduce?), quel debito ce lo abbiamo nei confronti delle banche. Il motivo è che questi pezzi di carta che usiamo per pagare le cose li stampano loro e li prestano al governo, il quale si impegna a restituirli in futuro con gli interessi.

Però… quando il futuro arriva ed è  il momento di ripagare il debito, come fa il governo a pagare gli interessi, se i soldi li stampano solo le banche, e lui ha solo quelli che gli avevano prestato prima? Semplice: chiederà in prestito altri soldi facendo altri debiti, sempre più debiti. Debiti che non potranno mai essere ripagati.

È per questo che si dice, forse lo hai sentito già, che il denaro è debito. Sono la stessa cosa. Prendi in mano una banconota e osservala. Quella banconota è stata concessa in prestito dalle banche al tuo governo, a patto che il tuo governo, un giorno, ridarà indietro tanto quanto c’è scritto sulla banconota… più gli interessi.

La banca non produce nulla

Voglio ripetere e sottolineare il messaggio centrale di questo articolo: la banca non produce alcun valore utile per la società. Al meglio, può essere definita una scroccona che fa soldi grazie al lavoro degli altri, un parassita a tutti gli effetti. Ciò di cui la gente ha realmente bisogno sono cibo, vestiti, medicina, tecnologia, cultura, arte, e non di un circo che fa girare delle cartacce avanti e indietro.

I più umili tra i lavoratori, come il calzolaio che ripara scarpe, o il contadino che pianta patate, producono un valore immenso per la società rispetto a quello della banca, la cui azione pratica consiste solo nel movimentare soldi.

Lavori in banca?

Tutte le mattine milioni di persone nel mondo si svegliano, salgono in macchina e vanno a lavorare per una banca. File agli sportelli, computer che macinano dati, dirigenti in riunione, sarebbe bello avere un’animazione che mostrasse quanto movimento causa quotidianamente il sistema bancario nel globo. Per rendersi conto, appunto, di quante energie vengono risucchiate da questa industria che produce il nulla galattico, a parte smuovere denaro. Sarebbe comico e tragico contemporaneamente.

Ora, e se tu ci sei dentro in questa industria? E se sei un impiegato di sportello? O un revisore dei conti? O un dirigente di filiale? O sei un super-capo della banca centrale europea? O addirittura vieni da una famiglia di banchieri?

In questo caso io direi che ci sono due possibilità.

La prima possibilità è che ti trovi in quel posto perché sei inconsapevole della vera natura dell’azienda per cui stai lavorando ogni giorno (o almeno lo eri prima di leggere questo articolo). Questa inconsapevolezza è molto frequente ai livelli più “bassi” della catena, ma sono sicuro che anche molti dirigenti lavorano per una banca senza essere pienamente coscienti di quale sia la vera identità dell’azienda per cui lavorano.

Ho fatto parte di questo gruppo anch’io. Io mi sono ritrovato a lavorare in una banca in passato. In realtà come consulente esterno, per pochi anni, e in ambito informatico, ma sono stato senz’altro una piccola parte attiva di questa industria.

Proprio in quegli anni ho capito cosa significasse “banca”, e questa comprensione è stata per me una delle motivazioni più forti a lasciare quel lavoro. A me piace pensare di poter dare, col mio lavoro, un contributo a rendere il mondo un posto più bello, ad aiutare gli altri, a produrre qualcosa che possa avere un impatto vero sulla vita delle persone.

L’idea di usare il mio tempo -e il mio talento lavorativo- in un circo che fa girare cartacce avanti e indietro la trovo veramente deprimente. Mi piace quel che dice il professore de l’attimo fuggente: la vita è una grande poesia, in cui ciascuno di noi ha la possibilità di aggiungere un verso. Io non voglio certo che il mio verso sia aver passato 40 anni a manipolare inutili cartacce. Oggi riesco a immaginare un milione di altri modi per dare più valore alla società di quanto farei lavorando in una banca. Un esempio è fornire educazione, scrivendo articoli come questo.

La seconda possibilità è che vivi nella negazione. Sai come funziona veramente il sistema bancario, ma metti a tacere ogni voce che ti dice che stai contribuendo col tuo lavoro a una causa futile.

Le risorse che usa la tua banca potrebbero essere usare per creare benessere concreto, per rendere felice la gente, anziché indebitarla? Preferisci non pensarci. Metti la cravatta e vai al lavoro senza farti troppe domande. Un po’ come chi mangia carne prodotta industrialmente, che quando gli dici “ma sai come viene prodotta?” risponde “oh non voglio saperlo, se no non mangio più niente”. Pillola azzurra, insomma.

Che vantaggio c’è a saperlo?

Voglio chiarire una cosa: le persone che capiscono come funziona il sistema bancario e a cosa servono le banche (a una beneamata mazza) sono una minoranza oggi, e saranno una minoranza ancora per un pezzo. La maggioranza della popolazione non è ancora in grado di capire questo funzionamento, o non è interessata a capirlo.

Se tu invece sei tra quelli che questa comprensione l’ha raggiunta -e a questo spero di aver dato un piccolo contributo io- questo in che posizione ti mette?

In realtà, continui a giocare in un mondo in cui la banca fa parte delle regole. Difficilmente riuscirai a fare qualunque cosa senza dover entrare in contatto con la banca. Lo stipendio di lavoro viene accreditato direttamente in banca. Devi fare assegni dalla banca per comprare casa. Tutti continuano a considerare le banconote cartacee degli oggetti di valore, per cui te le chiederanno per darti qualunque bene o servizio in cambio.

Però puoi fare diverse cose. Innanzitutto, se come me pensi che il senso della tua vita sia regalare al mondo i tuoi talenti unici e meravigliosi, smetterai di impiegare questi talenti in una banca, se è lì che lavori.

Qualche tempo fa vidi un’intervista a un personaggio, non ricordo chi fosse, che alla domanda “cosa farebbe se venisse eletto presidente della Federal Reserve?” aveva risposto “la chiuderei”. Ho pensato che fosse un’ottima risposta, perché è quel che farei anche io se venissi messo a capo di una simile mega-associazione bancaria.

Altra cosa, puoi smettere di sovvenzionare questo inutile circo con i tuoi risparmi. Cosciente che tutto il mondo siede su un’enorme palla di carta che potrebbe bruciare da un momento all’ altro, puoi trasformare i tuoi risparmi in commodities (come l’oro e l’argento) che mantengono il loro valore nel tempo, anziché continuare a concentrarti sui soldi moderni che invece perdono valore costantemente, ogni giorno, proprio perché quel valore è soggetto alle decisioni del governo e delle banche.

Capire quanto è volatile il valore del denaro moderno ti libererà da una distrazione enorme. Ti farà dare più valore ad altre cose, ad esempio il tuo tempo. Ti farà rendere conto che l’ indottrinamento che hai ricevuto fin da piccolo, secondo cui il denaro è così importante, è appunto solo un indottrinamento. Una volta che rivaluti il tuo tempo, puoi impiegarlo in attività che rendono la vita molto più divertente e avventurosa. E questo mi pare un bel vantaggio.

Letture utili

Per approfondire e capire meglio il sistema bancario suggerisco due ottimi libri: The real story of money, health and religion di Loren Howe e You can profit from a monetary crisis di Harry Browne, che contiene suggerimenti molto intelligenti su come gestire i tuoi risparmi. Nel primo libro invece è riportata una citazione famosa che traduco qui in italiano:

E’ abbastanza un bene che la gente della nazione non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina. -Henry Ford-

La dice lunga. Lunghissima!


Note:

Relativi: Che cos’è il “sistema”?, Inside an intensive pig farm

Sondaggi in cui ci si imbatte navigando in internet

Uh, e questo cos’è? Cazzo, un annuncio importante. Fammelo leggere subito prima di andare a leggere quell’articolo di giornale.

annuncio-porno-1 Cosa cosa? Donne focose in zona di Rome? Che coincidenza, io sono a Roma! Single… in cerca di divertimento veloce… ma è la cosa migliore che mi potesse capitare! Vediamo… accetti di mantenere la loro identità segreta? Beh insomma, no, a me piace riprendere con la videocamera di nascosto quelle con cui faccio sesso, per poi sbatterle su youtube. Clicco no và.annuncio-porno-2Potrei trovare delle donne che conosco? Cacchio questo si che solletica la mia curiosità! Vuoi vedere che ci becco quella maiala della vicina su questo sito? Quella non me la racconta giusta. Però questa cosa di non condivere le foto su facebook… boh mi pare una richiesta esagerata. Clicco no.annuncio-porno-3Donne reali, non porno star o prostitute? Ah si si, meglio così. Mi sento in soggezione di fronte a quelle che fanno le zoccole di professione, con quei corpi perfetti e magari pure di plastica. L’importante è che siano gnocche. Trattarle con rispetto? Mah, vediamo. Se si lasciano trombà, mi lavano i piatti e mi stirano le canottiere… mah, forse non glie meno. Però… rispondere ai messaggi educatamente? Ma che scherziamo? Clicco no.annuncio-porno-4Ma non erano tre le domande? Vabbè, che dice qua? Allora, il sito è pieno di queste gnocche, che stanno a due passi da me, probabilmente le conosco pure di vista, che cercano una trombata facile… e senti senti, glie fanno pure pure schifo i giovani. Che fortuna! Cercano proprio quelli come me: dei vecchi bavosi! Fantastico, si mi sembra perfettamente verosimile. Però anche se ho più di 25 anni voglio cliccare ancora no, per fare il furbetto. Click…

Ohhhhh! Che strano! Il sito porno si è aperto lo stesso! Chi lo avrebbe MAI detto.

Il gelato nella pipa

gelato-sigel-marsigliaMa pensa tu che cosa mi è ricapitato tra le mani, io questo gelato lo mangiavo quando ero piccolissimo, forse quasi trent’anni fa! Che effetto curioso quando si riapre improvvisamente un cassetto della memoria che era stato chiuso per tantissimo tempo. Eppure adesso che l’ho rivisto mi ricordo eccome che lo mangiavo: il gelato era contenuto nella testa e si succhiava dal buco, come se si stesse fumando una pipa. Bene, sembra proprio che venga prodotto ancora oggi. Che spettacolo!

Inseparable emotions

anna-marchesini-interviewI watched an interview to Anna Marchesini recently, who made me think a lot. Anna is a famous italian comedian, who had a long and successful career in my country. She made an entire generation laugh, with her funny parodies and weird characters. She is really loved here, and I love her too. I have a big respect for comedy as art. In fact, I hope to become a successful comedian too, one day.

But Anna Marchesini is not only laughs and fun, she went through, and is going through, difficult moments in her life. She has been hit by a severe form of rheumatoid arthritis that really shows in her appearance today. She still has a heartwarming smile and a special light in her eyes, but her face looks hollow and bony. She has deformed hands that she elegantly hides with gloves when she’s on tv. It’s not difficult to guess that this disease gives her severe limitations. More than once she said that she’s fighting to stay alive.

In the interview, while chatting humorously and talking about the first book she published, the interviewer pointed out how she was mixing together comedy and tragedy in the same novel, without a defined point where one was starting and the other was ending. He said that almost using a surprised tone, because most people would only expect lightness and humour from Anna. After all, these are the only parts of her they have seen for a lifetime.

magma-emotionsWithout ceasing to radiate energy for a moment, she replied:I think that somewhere emotions stand all together, like in a magma.” She said that rolling her hands in the gloves, suggesting the image of a magma made of emotions, one rolling over the other in a continuous movement. Joy rolling over despair on top of the fluid, and then down again to switch positions, and then up again.

Emotions are inseparable

Anna’s words resonated with me. I have a lot in common with her situation, and I developed a similar concept in my mind about the fact that emotions are packed all together, inseparable.

With her situation, because I also have a strong humorous component in my personality, which I’m really proud of. It made me have countless moments of hilarity and pure joy in my life. So many times I laughed until my cheeks were hurting! I love to laugh and to make people laugh. And I agree with Anna when she says that comicality is not superficiality, but the contrary: it’s the highest form of expression.

But like her, I also went through events that caused me enormous pain, and I suspect that most people around me never experienced pain with such magnitude. I write this hoping that it doesn’t come from my ego (who always likes to think in terms of “I feel more than the others”), and also with the awareness, anyway, that in absolute terms I’ve grown in a wonderful environment (a rich country in a period of peace, where everyone easily meets his basic needs).

The fact that I went through a lot of pain in my life is ignored by most people in my social circles, and this is because I’ve never been able to talk about it openly, or even just show it. As for everyone, it’s always been easier to project only the happy side of me, hiding the sad side (or sometimes confining it in a corner and not caring about it, using a lot of talent).

I admit that I feel a bit coward for not showing that I feel bad, when I do. But I also forgive myself, knowing that some of the causes of my negative emotions are still so much beyond my comfort-zone that they are definitely in my panic-zone. When I try to talk about some things, I start to sob so strongly and uninterruptedly that basically I can’t speak anymore, despite having clear in my mind what I want to say. Only my sister accessing-emotionsand few friends have seen me this way.

But back to the interview, I like Anna’s idea of emotions. I may also think to them as packed in a turbulent cloud, frantically moving around in a room, that I can access through a door. Since they’re all packed together, I can’t just open the door and extract one emotion I like, because all the others will also come out. The more I open the door, the more happiness pounces on me, the more the other emotions will do the same.

Then there’s also the spectrum diagram. I can say this is my favorite type of representation, since I’ve been visualizing emotions in this way for long time in my mind.

Spectrum of emotions

If you are not familiar with it, a spectrum is a diagram representing the range of something, for example the range of electromagnetic waves our eyes can perceive (visible spectrum). Or the range of sound frequencies our ears can perceive (audible spectrum). Or the range of notes our voice can hit (vocal spectrum).

emotional-spectrumA spectrum-like diagram seems perfect to me to represent human emotions with a range of colors. On the left, the colors represent the negative emotions, like fear, sadness, nervousness. Then moving gradually to the right, the colors represent the positive emotions, like calmness, happiness, joy.

As it happens with the other types of spectrum (for example our vocal spectrum, which ranges from the lowest notes we can hit to the highest notes we can hit) it makes sense to consider that also our emotional spectrum has a finite width, which varies from person to person. Some people have it narrower, some people have it wider. Some people are able to reach places far on the left of the spectrum and feel very intense negative emotions. Some people are able to reach places more on the right in the spectrum and feel very intense positive emotions.

For other people instead, those places are completely unknown. They’ve always been hanging around the center of the spectrum with their emotions, and they’ve never known what deep sadness or deep happiness are.

matrix-limited-emotionsI have a feeling that most people I know fit in the second description. And this is no surprise if I consider that emotions are consequencies of the events that happen in the daily life. Since most people still live in the Matrix today (working at corporate jobs, watching mainstream media, practicing religions), they can only experience emotions that are consequencies of repetitive, uninspiring events. After all… how “joyful” is one allowed to be in a corporate environment? How real can be the sadness caused by watching the “drama of cheating” in a soap opera?

Another factor is the diet. Most people eat nutritionally deficient foods daily, that reduce the vividness and strength with which they perceive the events around them. They miss part of the world’s beauty, and therefore don’t feel the consequent happiness that would arise from that part. They miss part of the world’s horror, and therefore don’t feel the consequent unhappiness that would arise from that part.

Is the spectrum symmetric?

Even more interesting of the consideration that the spectrum’s width varies from person to person, is how a person moves along that width. If that white bar I drew in the middle of the spectrum corresponds to a “middle” position between negative emotions and positive emotions, can someone be able to stretch far on the right, if he’s not able to strecht as far on the left? Can someone be able to feel deep positive emotions, if he’s not able to feel deep negative emotions?

emotions-spanI’ve been considering this question for quite some time, and it popped up again in my mind as I heard Anna talking. For example, in the case of comedians, I’ve always perceived that those who were the funniest were also very intelligent people, the kind of people who not only would be able to laugh about stupid little things, but who would also be able to see and understand the most tragic sides of life.

I don’t think that, necessarily, all the people who are able feel strong positive emotions, and in the case of comedians convey them to others, have experienced pain, like it was for Anna. But I do think that if difficulties or tragedy appeared in their path, they would have the sensibility to see and understand those difficulties and tragedy, and have an emotional response to it.

I do think that some people feel emotions more intensely than others, and since I think that it’s true what Anna said, that emotions stand all together somewhere as an inseparable mass, I think that people who have the ability to enter in a state of profound happiness have also the ability to enter in a state of profound unhappiness. Once the spectrum expands, both are within reach.

This doesn’t mean that one cannot decide to polarize himself towards positivity and happiness. It is possible to go through adversities and still decide -consciously- to keep our level of vibration high, to polarize our emotions towards the right side of the spectrum. It’s a very brave thing to do, and it’s very difficult. And for those who succeed in this, like Anna, I have a huge respect.

7 Sunsets in San Procolo

This summer I spent more than one month in the countryside, and I discovered, or better I probably noticed for the first time, how magnificent sunsets can be! At evenings, I used to lay the camera outside my window and let it record the sunset for 40-60 minutes. These are 7 of those sunsets that I caught, elaborated in time-lapse, each corresponding to a different day.

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