Roma vs Barcellona

Ormai posso dire di conoscere piuttosto bene sia Roma che Barcellona, per cui voglio scrivere alcune mie osservazioni sulle due città facendo un confronto. Purtroppo per lei, ve lo anticipo subito, Roma prenderà qualche sonora bastonata

In generale, di Barcellona posso confermare quanto dissi nel 2003, quando la visitai per la prima volta: è sicuramente bella, però non ha granché di speciale, se non altro in termini di monumenti, arte, scultura. Questo vale naturalmente prendendo come riferimento Roma, che ha una quantità di posti così incredibilmente straordinari che ti lasciano davvero senza fiato.

A Roma ci sono san Pietro con la cappella Sistina, piazza Navona con le sue meravigliose fontane, la piazzetta del Pantheon con le luci soffuse la sera, fontana di Trevi, e chi più ne ha più ne metta. Fai una passeggiata in centro, e ogni cento metri ti trovi davanti qualcosa di stellare. La più umile, semi-nascosta fontanella nella nicchia di un palazzo merita almeno qualche foto.

Barcellona non si può nemmeno accostare. Il monumento più famoso è la Sagrada Familia, che è sicuramente notevole, ma che però mi deluse già un pochetto la prima volta, con tutte quelle impalcature da lavori in corso. La Rambla, famosissima via in centro in cui c’è un continuo fiume di gente che cammina su e giù, in realtà è una via normalissima. Piena di negozi, ristoranti, artisti di strada, certo. Ma è una via normalissima.

Cos’ altro c’è a Barcellona? Piazza Catalunya e piazza Espanya, il palazzo nazionale, i giardini del Montjuic, il quartiere gotico, le statue di Gaudí, le spiagge. Tutto molto bello, eppure mancano i monumenti davvero memorabili, non ci sono tanti punti di interesse con l’ x-factor quanti ce ne sono a Roma.

Secondo me esiste quindi un mistero: come riesce Barcellona a reggere così bene il confronto con Roma nelle classifiche dei flussi turistici in Europa?

Ho fatto qualche ricerca e parecchie fonti indicano Londra e Parigi come prime due mete turistiche in Europa occidentale, seguite al terzo posto da Roma e al quarto da Barcellona. Mi è difficile trovare statistiche sicure e aggiornate, ma visto che spesso sono lì di persona, posso senz’ altro confermare un fatto indiscutibile: Barcellona ha un flusso turistico di proporzioni impressionanti, tutto l’ anno.

Ho l’idea che questo flusso, che tutto sommato non è giustificato da tanti monumenti particolarmente spettacolari, è giustificato in realtà da una serie di altri punti di forza che Barcellona ha saputo sviluppare, e che le garantiscono il successo che sta avendo. Vediamo quali sono, evidenziando le differenze che ci sono rispetto a Roma.

Innanzitutto: il talento dell’amministrazione

Barcellona, oggi, è amministrata da gente capace. Quel “poco” che hanno, lo sanno valorizzare e vendere bene. Ma soprattutto, laddove manca qualcosa, ci pensano loro ad aggiungerlo: in termini di attrazioni turistiche, ma anche in termini di eventi.

Un esempio di attrazione turistica creata sulla base del (quasi) nulla è la fontana magica. Si tratta di uno spettacolo di acqua, musica e luci fatto davanti al palazzo nazionale, di sera, nei weekend. La fontana usata per creare lo spettacolo è molto grande, ma la sua architettura è francamente modesta. Eppure, proprio partendo da una fontana così modesta, hanno saputo creare uno spettacolo molto suggestivo e che rappresenta certamente un’ attrazione per i turisti.

Sul fronte della capacità di creare eventi, invece, un ottimo esempio è il Mobile World Congress. Questa enorme fiera tecnologica, riguardante l’evoluzione di internet e comunicazioni mobili, ha acquisito ormai una rilevanza mondiale. All’ ultima edizione sono intervenuti i leader di molte delle aziende più influenti al mondo, tra cui Zuckerberg di Facebook e Wales di Wikipedia. La quantità di risorse che questo evento fa convergere verso Barcellona è davvero enorme.

Mi vengono in mente molti altri esempi da aggiungere a entrambe le categorie, ma voglio evitare di fare un elenco. In generale, trovo che Barcellona abbia un certo talento nel trasformare “quartieri normali”, in cui non ci sono né opere di Michelangelo né antiche rovine, in “quartieri interessanti”, grazie alla sapiente aggiunta di un mercatino, un’ installazione moderna, un giardino, un’ esposizione.

Non vedo la stessa abilità in Roma.

La nostra capitale è seduta su una miniera d’oro lasciatale dalle generazioni passate, ma oggi ha un’amministrazione talmente incapace/corrotta che non sa sfruttare questa miniera.

Io faccio spesso passeggiate nel centro di Roma, e ogni volta rimango stregato dalla sua bellezza. Non solo quella dei monumenti più famosi: a volte gironzolo a caso e mi ritrovo a entrare in chiese sconosciute, mai sentite nominare prima, e dentro ci scopro mosaici, dipinti, intarsi, cose straordinarie. Cose alla cui creazione, mi rendo conto, gli autori hanno dedicato anni ed anni della loro vita.

Eppure, quasi sempre di ritorno da queste passeggiate, tiro le somme e constato che praticamente tutto ciò di bello che ho ammirato, tutto ciò intorno cui erano ammassati i turisti, sono cose arrivate dal passato, create dalla civiltà antica. Templi dell’antico impero romano, chiese del rinascimento, palazzetti medievali…

e la Roma moderna che cosa sta aggiungendo a questo patrimonio? Troppo poco, direi. Quasi niente. Per lo più sta campando grazie a quegli antichi tesori, ma senza aggiungere alcun contributo degno di nota. Questo, naturalmente, non tenendo in conto “meraviglie” dai costi esorbitanti come la nuvola di Fuksas.

E sul fronte eventi, mentre Barcellona sceglie di concentrarsi sullo sviluppo tecnologico con il Mobile World Congress, Roma si prepara in questo periodo a ricevere i fedeli per un “giubileo extra” indetto dal Vaticano, ovvero l’evento di una religione centrata su Gesù Cristo, personaggio che con molte probabilità non è nemmeno mai esistito storicamente.

Comunque, tutto sommato, uno potrebbe anche pensare che considerate quante cose ci sono già, Roma se lo può anche permettere di sedersi sugli allori, e può limitarsi semplicemente a gestire l’ esistente.

La gestione di quello che già c’è

Dal punto di vista strettamente turistico, secondo me Barcellona sa proteggere un po’ meglio i suoi monumenti di punta.

Ad esempio, non ho mai visto enormi schiere di venditori abusivi sulla Rambla, o nelle piazze principali. Ed intorno alla Sagrada Familia ci sono soprattutto negozi che -seppure a caro prezzo- vendono principalmente souvenir il cui tema è Gaudí o la Spagna.

A Roma la situazione è più selvaggia. A volte i suoi capolavori sono circondati da situazioni imbarazzanti: schiere di africani che vendono borse cinesi nella piazzetta del Pantheon, via dei Fori invasa da venditori di aste telescopiche per fotografie selfie, fontana di Trevi assediata da fotografi pakistani, mischiati tra i turisti e muniti di polaroid, che fanno foto alle coppie chiedendo poi cinque/dieci euro.

Queste situazioni al contorno, che inevitabilmente diminuiscono il fascino dei monumenti, non sono altrettando comuni a Barcellona perché probabilmente c’è un controllo più rigoroso e una minore tolleranza al degrado.

Poi ci sono gli aspetti meno strettamente turistici, come la gestione di trasporti e la pulizia stradale. Questi sono aspetti che influiscono molto sulla qualità della vita dei residenti, ma naturalmente impattano anche l’esperienza della città che hanno i turisti. Anche in questo caso, secondo me, la spunta Barcellona.

Le metropolitane sono un po’ più pulite e affidabili. Non ho mai visto tanti bus stracolmi, con i passeggeri pigiati come sardine, quanti ne ho visti a Roma. I tassisti abusivi non mancano neanche lì, ma almeno a Barcellona non sono sfacciati come quelli romani, che piantonano la zona arrivi dell’ aereoporto. E poi, differenza importante, l’amministrazione di Barcellona investe su un mezzo semplice eppure cruciale per diminuire il traffico: le bici.

Bici pubbliche e traffico

Barcellona ha un sistema di bici pubbliche da applausi.

Ci sono stazioni ovunque, basta passare una tessera sul lettore magnetico per prendere una bici, da riconsegnare poi alla stazione di arrivo. I costi sono bassissimi e la manutenzione delle bici è ottima. La qualità del servizio è alta per cui tantissime persone lo usano (me incluso), e questo contribuisce parecchio a ridurre il traffico.

Roma non ha ancora niente di simile, il che è sorprendente considerato quanto questo semplice mezzo potrebbe migliorare la viabilità della città. E c’è parecchio da migliorare, dato che il traffico nella nostra capitale è un problema gigantesco.

A Roma vige la regola che se prendi la macchina “sai quando parti ma non sai quando arrivi“. Di questo è certamente responsabile l’amministrazione, in buona parte, pur considerando l’attenuante che Roma ha una geografia e delle dimensioni più ostiche rispetto a Barcellona. Ma di questo sono responsabili anche i cittadini romani stessi, con i loro comportamenti.

A Roma, per dirne uno, parcheggiare in doppia fila rientra molto di più nell’ambito della “normalità”. Questa è un’ abitudine davvero odiosa che vedo raramente a Barcellona.

Rifacimenti stradali ovunque

Di tanto in tanto a Barcellona ho l’opportunità di vedere non solo il centro città, ma anche diversi quartieri periferici. E un po’ dovunque vedo lavori in corso per migliorare il suolo stradale, rifare i marciapiedi, mantenere i giardini.

Non mi illudo che anche a Barcellona una parte consistente dei soldi -quelli che l’amministrazione ottiene da tasse e turismo- non venga inghiottita dalla corruzione, eppure l’impressione è che una frazione di risorse un poco maggiore rispetto a Roma venga reimpiegata nella manutenzione della città.

Diversi dei quartieri meno centrali di Barcellona mi sembrano, tutto sommato, decisamente puliti e vivibili. Non ho la stessa impressione a Roma, dove già allontanandosi poche fermate di metro dal centro appare qualche segno di degrado.

Che succede, ad esempio, se metto a confronto due quartieri residenziali e non-centrali che conosco bene in entrambe le città, Poblenou a Barcellona e Garbatella a Roma?

Poblenou è pulito, i giardini ben curati, non ci sono abusivi sui marciapiedi, l’area dietro il lungomare è attrezzata con percorsi per fare peripezie con biciclette e pattini (molto popolare tra i giovani tra l’altro, un altro esempio di come creare un’ attrazione dal nulla, con un po’ di cemento). In questo periodo, a Poblenou ci sono in rifacimento tutta l’area dietro il litorale e lo stradone principale.

A Garbatella, invece, per camminare devi fare la gimcana tra bancarelle abusive e auto parcheggiate ovunque: sulle strisce pedonali, davanti ai cassonetti, sui marciapiedi. Il parcheggio in doppia fila è uno sport che si pratica tutti i giorni, tutto il giorno. Le strade sono leggermente più sporche e i giardini hanno spesso l’erba alta. In questo periodo, a Garbatella non mi viene in mente alcun lavoro di manutenzione degno di nota.

Penso a diversi altri quartieri delle due città per i quali, ripetendo il confronto, otterrei un esito simile a favore dei quartieri di Barcellona.

X-factor concentrato vs x-factor diluito

In termini di architettura, tra Roma e Barcellona esiste una netta differenza.

La caratteristica di Roma è che la sua bellezza è concentrata in punti. Il centro della città è tempestato di gioielli: statue, obelischi, chiese, fontane, piazze. E come ho scritto sopra, Barcellona questi gioielli non ce li ha di certo, non della stessa fattura almeno.

C’è da notare però che Barcellona ha una bellezza più diluita in tutta la città. Non ci sono piazzette che possiedono lo stesso carisma delle piazzette romane, però in compenso ci sono interi quartieri, anche in zone fuori dal centro turistico, in cui le facciate dei semplici palazzi residenziali sono molto belle, decisamente degne di nota.

A Barcellona l’hanno fatto nel passato e vedo che continuano a farlo nel presente: quando si costruisce o si restaura un edificio, quando se ne intonaca la facciata, vengono spesso incorporati rilievi con motivi floreali, riccioli, mosaici. I balconi delle abitazioni della gente “comune” poggiano spesso su bellissimi capitelli.

Questo a Roma non viene proprio fatto. A Roma, fuori dal centro, sembra che moltissime abitazioni che sono “semplicemente residenziali” non vengano mai considerate degne di venir trasformate in un qualcosa di bello. Si fanno facciate piatte, con al massimo dei mattoncini, si aggiungono gli elementi essenziali, e basta. Il risultato è che nella nostra capitale ci sono parecchie zone con edifici che oscillano tra l’ “insignificante” e il “deprimente”.

Eppure non credo che ci vorrebbe un enorme sforzo di fantasia, o di soldi, per rendere le facciate dei palazzi più interessanti.

“Ok. In questo confronto non stai glorificando un po’ troppo Barcellona?”

Naturalmente, è assolutamente vero che anche Barcellona ha i suoi bei problemi, molti dei quali in comune con Roma.

Visto però che esiste il luogo comune secondo cui “la Spagna è simile all’Italia” e “gli Spagnoli sono un po’ come gli Italiani“, ecco ci tengo a precisare che secondo me no, non è del tutto vero: almeno prendendo come riferimento Roma e Barcellona, a me sembra che a Barcellona le cose vadano un pochino meglio.

Naturalmente, anche Barcellona soffre la presenza dei circhi moderni che distraggono la gente (lavori d’ufficio improduttivi, banche, consumismo), quindi non è che la l’amministrazione e la popolazione siano composte da molti più intellettuali, scienziati e artisti, in grado di riempire la città di meraviglie a ritmi velocissimi.

Dubito che vedremo apparire presto a Barcellona nuove opere d’arte al livello delle opere di Gaudí, così come dubito che vedremo apparire presto a Roma costruzioni gloriose al livello delle costruzioni dell’antico impero.

Eppure la mia sensazione è che, anche se le due città sono inserite in un contesto globale simile, la Barcellona moderna stia usando i mezzi a disposizione in maniera più intelligente rispetto alla Roma moderna, riuscendo nonostante tutto ad aggiungere più valore alla città anche in questo periodo, e riuscendo a gestire meglio il valore preesistente della città.

Io credo che sia questo talento il responsabile del successo turistico di Barcellona, e che sia anche il motivo per cui, secondo me, nella capitale catalana anche i residenti hanno una qualità della vita piuttosto alta.

Roma oggi è una città meravigliosa, Roma è una ricchissima ereditiera, ma io credo che abbia diverse cose da imparare dall’ attitudine della meno fortunata Barcelona. Speriamo che ci riesca.

Che cos’è il “sistema”?

Il sistema è essenzialmente fatto da tre parti. È importante che le identifichi, prima che tu possa liberarti dalla loro azione combinata.

ministri-governo1. il GOVERNO. Molti di noi crescono in una società in cui il governo è considerato qualcosa di necessario, utile, che merita molta attenzione. Si assume comunemente che i politici nel governo abbiano il ruolo più importante nella società, perché sono visti come “quelli” che sono responsabili di produrre cambiamenti positivi, e di creare condizioni di vita migliori per i cittadini. Io penso che queste aspettative siano fortemente ingiustificate.

Si, i politici impattano molte cose con le loro decisioni, ma la natura del loro ruolo viene comunemente fraintesa, e l’ importanza del loro ruolo viene eccessivamente enfatizzata.

I politici sono dei semplici spostatori di risorse. Tutto quello che fanno è raccogliere denaro pubblico attraverso le tasse e, dopo averne trattenuta una frazione per pagare i loro comodi stipendi, ridistribuiscono quel denaro ai vari settori, usando certi criteri (per esempio danno 20% a esercito, 15% educazione, 16% salute, 17% turismo…). Questo è il loro lavoro, spiegato semplicemente. Analogamente a router internet che instradano dati a vari computer, i politici instradano denaro pubblico a vari settori.

Così la domanda importante è: che criteri usano per assegnare il denaro? Come decidono quale settore merita di più, e quale settore merita di meno?

Se hanno buone intenzioni (lavorano provando a servire i cittadini), assegnano il denaro in accordo con quel che pensano essere il meglio per i cittadini. Ma anche in questo caso, la loro percezione di quello di cui i cittadini hanno bisogno è usualmente distorta. Molti politici passano tantissime ore in palazzi pomposi, si immergono tra le carte, si perdono nella burocrazia. Più tempo spendono nel macchinario del governo, più diventano distanti dai cittadini. E non solo si perdono nella burocrazia, si perdono anche in ideologie (“noi siamo di sinistra e voi siete di destra”), e si perdono nell’ ego (“noi abbiamo ragione e voi avete torto”), come risultato la loro azione diventa altamente inefficace.

Poi ci sono quelli che non hanno buone intenzioni, e questo non è un caso raro. Molti politici entrano nel governo pagati dai cittadini per servire i cittadini, ma finiscono a lavorare per servire sé stessi, invece. Così il criterio che adottano per instradare il denaro pubblico è ottenere quanti più vantaggi personali possibile. Danno di più alle istituzioni che lavorano danneggiando i cittadini (per esempio finanziando lotterie, produttori di sigarette, corporazioni alimentari che usano additivi chimici dannosi), sottraendo risorse alle istituzioni che lavorano per i cittadini (come ospedali e scuole). In questo modo ottengono “favori”, solitamente denaro e potere, dalle istituzioni che lavorano danneggiando i cittadini.

In entrambi i casi considera che il governo funziona secondo il principio della coscienza di gruppo: ci sarà sempre un numero delle sue decisioni che andranno contro i tuoi interessi. Come conseguenza, spostare molta sovranità da te stesso al governo, sperando che renderà le cose giuste per te, è una strategia perdente.

distorsioni-media2. i MEDIA. Molti dei media principali lavorano in simbiosi estremamente profonda con il governo. Infatti, la ragione per cui molti di noi tendono a considerare il governo così importante e utile è che, sin da quando eravamo bambini, abbiamo guardato i suoi politici nei notiziari, costantemente.

Pensaci: quando accendi la tv, quali notizie vengono date per prime? Solitamente è qualcosa riguardo al governo. Il presidente ha detto questo. Il primo ministro ha detto quello. L’opposizione ha detto quell’altra cosa. Dibattito su una nuova legge. Veniamo costantemente informati su quello che sta facendo il governo, e questo implicitamente crea dentro di noi la mentalità “sapere quello che il governo sta facendo è importante”.

I media principali mettono insistentemente il governo sotto i riflettori, e spesso usando una luce molto benevola: le ineguadezze del governo vengono trascurate, i suoi scarsi risultati amplificati. Perché? Perché si scambiano favori, sicuro. I media che ritagliano le notizie in una maniera utile al governo ottengono fondi, posti di lavoro, leggi favorevoli (tutto finanziato dai cittadini con le loro tasse). In ritorno il governo può continuare la sua azione, dato che i suoi politici continuano ad apparire in giacca e cravatta nei notiziari ogni giorno.

Anche negli altri settori, gli eventi presentati dai media sono raramente dipinti obiettivamente per informare gli spettatori, ma sono manipolati per produrre una reazione desiderata invece, per portare avanti un’agenda. Gran parte delle persone guardano i notiziari in tv e diventano conseguentemente indignati, spaventati, scoraggiati, senza nemmeno realizzare che quella è esattamente la risposta emozionale che voleva la persona che ha confezionato le notizie.

Il processo di selezionare quali eventi mostrare e quali eventi non mostrare è cruciale. Perché guerre che producono centinaia di morti vengono mostrate e dibattute per mesi, mentre altre che ne producono molte migliaia vengono ignorate? Perché studi che provano la sicurezza di un additivo chimico alimentare vengono mostrati, mentre altri che ne espongono i rischi per la salute vengono ignorati? Solitamente è perché qualche lobby fa più soldi con le prime opzioni.

Si può obiettare che fatti puri, obiettivi, non esistono, e che chiunque dovesse assemblare i notiziari dovrebbe fare una selezione, aggiungendo inevitabilmente la sua faziosità personale e portando avanti la sua propria agenda. Sono d’accordo con questo, ma allora penso che sia molto importante provare a capire qual’è l’agenda in ciascun caso. Quando leggi un articolo o guardi il notiziario, leggendo tra le righe vedi l’intenzione di informare gli spettatori o di manipolarli? E in entrambi i casi, perché? Ti incoraggio ad esercitare il tuo senso critico per rispondere a queste domande.

Una nota finale importante: è un falso mito che sia importante controllare le notizie regolarmente per “restare aggiornati”. A dir la verità io considero controllare le notizie regolarmente come un’abitudine molto controproducente. La ragione è che gran parte delle notizie dei media principali riguardano eventi che non fanno altro che spaventarti, problemi rispetto cui non puoi fare nulla, o cose che non hanno niente a che fare con te. Nel migliore dei casi sono una fonte di distrazione, nel peggiore dei casi ti renderanno seriamente depresso.

corporazioni-bancarie3. le CORPORAZIONI. Queste sono grandi compagnie che lavorano per profitti, usualmente con uffici/negozi in molti paesi diversi attorno al globo.

Le corporazioni esistono in quasi tutti i settori, dalle banche al cibo, giocattoli, vestiario, arredamento, elettronica, automobili, tabacco. Con un enorme fuoco sul fare soldi e il potere derivato dalle loro gigantesche dimensioni, molte di queste corporazioni hanno sviluppato un comportamento predatorio e hanno smesso di vedere le persone come persone, ma come “consumatori”. Spingono un modello di sviluppo non sostenibile che alla fine è destinto a esplodere.

Le corporazioni sono profondamente interconnesse con le altre due parti del sistema: i loro dirigenti hanno incontri frequenti con i capi dei governi, e comprano abbondante spazio nei media per pubblicizzare i loro prodotti.

È importante notare che gran parte dei cittadini di una nazione non realizzano che dietro le decisioni del loro governo c’è frequentemente una corporazione. Vedono solo il governo stesso, che è la parte più visibile del sistema, senza considerare che i suoi politici sono spesso forzati ad aver a che fare con corporazioni per tutte le decisioni più grandi. Forzati, certo, quando non sono essi stessi uomini piazzati lì dalle corporazioni.

Ci sono corporazioni abbastanza potenti da controllare i governi delle nazioni? Di sicuro: la banche. Le banche sono il tipo di corporazione più potente senza alcun dubbio, e hanno costruito un sistema finanziario complesso che è molto difficile da capire per il cittadino medio, e che dà loro vantaggi competitivi enormi nel mercato. Questo senza fornire alcun valore utile in cambio.

Naturalmente non tutte le corporazioni sono così potenti, e non tutte loro vendono prodotti di valore così falso come i soldi di carta. Nonostante ciò, vendere cose di dubbio valore con l’appoggio dei governi e usando trucchi di marketing nei media è un tratto comune a molte corporazioni del mondo moderno.

L’appoggio dei governi spiega perché succedono cose pazzesche sotto un modello di globalizzazione. Per esempio nel mio paese, Italia (attualmente il maggior produttore mondiale di kiwi), trovo spesso nei supermercati kiwi provenienti dalla Nuova Zelanda. C’è chiaramente qualcuno che ha deciso che è più conveniente -per loro- trasportare kiwi dall’altro lato del pianeta piuttosto che dall’agricoltore vicino.

E riguardo i trucchi di marketing, devi solo accendere la tv per vedere la pletora di pubblicità relative a snack pieni di zucchero raffinato e “esaltatori” di sapore, vestiti e scarpe che ci rendono “belli”, prestiti che ci permettono di diventare proprietari di case e automobili che sono degli status symbol, ultime versioni di gadget elettronici che rendono i nostri precedenti obsoleti, e così via.

Io credo che questo modello consumistico, spinto dalle corporazioni, non durerà. Ma anche finché dura, crea molti problemi perché diffonde l’illusione che diventiamo felici aggiungendo oggetti alle nostre vite. Invece, è vero esattamente l’opposto: “le cose migliori nella vita non sono cose“.


Note: il modello non sostenibile di sviluppo spinto dalle corporazioni è spiegato molto bene nel documentario “La storia delle cose“.

Relativi: Come liberarti dal sistema

Biscottone Kirby foglia

kirby-leaf-biscuitSono piuttosto orgoglione delle mia abilità culinarie: oggi ho preparato questo biscottone dolce, servito dopo pranzo, come “regalo di Natale” per mio nipote. È un semplice impasto di farina, lievito, burro, olio e miele (ho messo il miele per renderlo un po’ dolce, volendo comunque evitare l’odiato zucchero). Il biscottone è a forma di Kirby, videogioco con cui Leonardo si è fissato nelle ultime settimane. Praticamente è una palla rosa che può aspirare oggetti e nemici per poi risputarli, che può volare, e che può prendere diverse abilità. Per il nostro biscotto abbiamo scelto Kirby con “abilità foglia“. Sopra il pre-cottura, sotto il post-cottura.

kirby-leaf-biscuit-after-cooking

Le truffe delle agenzie immobiliari

Qualche mese fa ho scritto un articolo sul ruolo delle banche all’ interno della società, e di esse traevo un profilo non molto lusinghiero, cioè quello di parassiti che non producono beni o servizi reali, ma che vivono a cavallo di un sistema finanziario che si sono ritagliate su misura per sfruttare gli altri cittadini.

Un amico a cui ho fatto leggere l’articolo, che credo non ne abbia compreso interamente il significato, ha obiettato che secondo lui le banche produrrebbero invece un servizio utile, “come ad esempio un’ agenzia immobiliare“. Ho pensato che fosse un paragone interessante, perché in effetti qualcosina da dire ce l’avevo anche su di loro! Lo spunto per scriverne però mi viene oggi, da questo foglietto che mi sono ritrovato sotto il tergicristallo della macchina (per l’ennesima volta):

annuncio-truffa-agenzia-immobiliareSe vivete a Roma o in un’altra grande città, probabilmente siete familiari proprio con questo specifico annuncio (queste “studentesse” usano sempre la stessa calligrafia e lo stesso formato di annuncio) o con molte variazioni sul tema (cerco urgentemente appartamento in zona, pagamento in contanti è uno dei più classici).

Chiariamolo subito: spesso dietro questi foglietti non ci sono delle giovani e rassicuranti studentesse, ma agenzie immobiliari non molto oneste. Così come spesso non sono semplici cittadini quelli che scalpitano dalla voglia di comprare una casa nel quartiere e in contanti, ma sempre agenzie immobiliari.

Se qualcuno abbocca a questi ami e telefona, di solito l’agenzia immobiliare manda un agente a ispezionare la proprietà. Se la ritiene interessante, l’agente prova a convincere il proprietario che l’immobile ha un valore molto più basso del valore reale di mercato. Se ci riesce, l’agenzia immobiliare compra l’immobile tramite un amico e ci guadagna rivendendo poi a un prezzo più alto.

Anche se il proprietario non intende vendere ma semplicemente affittare, l’agenzia ha comunque interesse a prendere in gestione l’immobile a prezzo “da studentesse”, per poi riaffittarlo a prezzi opportunamente gonfiati.

La tecnica in entrambi i casi è latest-lupo-vestito-da-pecora stessa, cioè l’agenzia si traveste da privato (scrivendo anche con una bella faccia tosta “no agenzie” sui suoi stessi annunci-ami) per ottenere gli immobili dei cittadini a prezzi inferiori al loro valore reale.

Occhio a queste truffe, e soprattutto vi suggerisco di tenere a mente una considerazione generale che vale per le agenzie immobiliari: sono intermediari di cui non c’è molto bisogno. Nella transazione per la vendita di una casa, venditore e compratore possono semplicemente pubblicizzare/cercare l’immobile su un database comune, e poi contattare un legale per fare le carte. Grazie a internet un numero sempre maggiore di persone sceglie questa strada.

L’unico motivo per cui le agenzie immobiliari continuano a esistere è che molte persone si sentono nervose di fronte a una grossa decisione come quella dell’acquisto di una casa. Per questo motivo diventano preda degli agenti immobiliari, che si mettono in mezzo e riescono a raschiare una percentuale sul prezzo dell’immobile. In questo sono, per l’ appunto, molto simili ai broker che popolano il mondo della finanza, che si guadagnano da vivere solamente prendendo percentuali sugli investimenti altrui.

Come guadagnare senza lavorare

come-guadagnare-senza-lavorare-fronteGuadagnare senza lavorare è perfettamente possibile, ed è anche un modo molto intelligente di guadagnare.

Non è necessario fare alcuna truffa o niente di illegale, e lo specifico perché, in effetti, dietro questa idea di truffe ce ne sono parecchie. In questo articolo vi spiego invece come riuscirci, dandovi così tanti motivi per guadagnare denaro senza avere un lavoro “regolare”, che avere il proverbiale ‘posto di lavoro‘ non vi sembrerà più una fortuna, ma una sciagura, come sembra a me oggi!

Poiché dico spesso che è necessario liberarsi delle zavorre stupide per fare spazio a sostituti intelligenti, voglio iniziare spiegando perché guadagnare denaro tramite un posto di lavoro è il modo più stupido di guadagnare. E qui mi riferisco al tipico lavoro impiegatizio, in cui state chiusi 40 e più ore a settimana in un ufficio o un cantiere, spesso con i vostri accessi monitorati da un tesserino magnetico o dal capo.

(se state guadagnando denaro proprio in questo modo, non prendetela male. È facile cadere in questo meccanismo, infatti anch’io ho passato anni ingabbiato in ufficio prima di arrivare alle conclusioni che sto per spiegare.)

Perché è stupido? Semplice: perché guadagnate denaro soltanto quando state lavorando. Non vi accorgete che questo è un problema? Il denaro fluisce verso di voi soltanto fin quando siete a lavoro. Nel momento in cui posate la penna e uscite dall’ufficio, smettete di guadagnare. Appena abbandonate gli strumenti e uscite dal cantiere, il denaro smette di entrare nel vostro conto.

Così sono concepiti molti lavori: venite pagati a ore, il compenso viene vincolato al tempo che spendete a lavoro. E non vi sembra una fesseria questa?

Avete mai pensato, invece, che potreste guadagnare denaro anche quando NON state lavorando? Mentre dormite magari? Mentre siete in vacanza? Mentre passate il tempo con la vostra famiglia? Beh pensateci adesso perché è possibile, e in effetti nel mondo lo fanno già molte persone. Se volete riuscirci anche voi tutto quello che dovete fare è passare da sistemi che producono reddito attivo a sistemi che producono reddito passivo.

Il classico lavoro impiegatizio è appunto un sistema che produce reddito attivo, perché guadagnate solo quando state attivamente lavorando. Elenco in un altro articolo i tantissimi motivi per cui questo modello lavorativo è spesso fallimentare, ma qui voglio sfatare un mito al suo riguardo, scioccandovi con un’eclatante rivelazione:

Al mondo non frega una gran mazza di quante ore passate in ufficio

In realtà, solo a una misera manciata di persone interessa quanto tempo trascorrete a lavoro. Tra queste c’è il vostro capo, che spesso è uno di quelli a cui hanno fatto il lavaggio del cervello a sua volta, facendogli credere che questo modello lavorativo sia l’unico possibile. E tra queste ci sono anche i vostri colleghi, che spesso odiano il proprio lavoro, ma inconsciamente diventano parte attiva di un sistema lavorativo schiavistico perché controllano l’uno gli spostamenti dell’altro, per assicurarsi che anche gli altri ne soffrano.

E tutto il resto del mondo? Ci sono tantissimi settori in cui il resto del mondo non saprà mai quante ore ci avete messo a produrre il bene/servizio che state producendo, oppure ne sarà del tutto disinteressato. L’unica cosa che interessa al resto del mondo, infatti, è il bene/servizio stesso. Se lo ritiene valido lo comprerà comunque.

Forse per voi questo articolo vale di più, se vi rivelo che anziché solo un’ora ci ho messo dieci ore a scriverlo? Forse il pane che comprate dal fornaio vale di più, se scoprite che anziché mezz’ora ci ha messo tre ore a farlo? Decidete di comprare il pane in base al sapore… o in base a quante ore il fornaio ha lavorato per produrlo?

È evidente che questa idea di vincolare il denaro che guadagnate a quanto tempo passate attivamente a lavorare è una stupidaggine. Poco importa che il sistema scolastico vi abbia addestrati proprio a cercare un lavoro a ore, e poco importa che “tutti” guadagnino denaro proprio in questa maniera.

Il fatto che “tutti” vendano il proprio tempo non rende vendere il proprio tempo una buona idea, anzi è proprio la zavorra stupida di cui dovete liberarvi se volete fare posto a un modo diverso di produrre reddito, il sostituto intelligente che vi porta effettivamente a guadagnare denaro senza lavorare. Il sostituto in questione è un sistema che crea reddito passivo.

Cos’è il reddito passivo?

Il reddito passivo è quello generato da un sito web su cui vengono posti degli annunci pubblicitari (i “banner”). Se il sito funziona e ha contenuti interessanti, la notte state effettivamente dormendo mentre dall’altra parte del mondo, diciamo a Singapore, un asiatico clicca sul vostro annuncio e vi fa guadagnare qualche centesimo. Avete guadagnato nel bel mezzo di una dormita.

Il reddito passivo è quello generato da un appartamento, di cui siete proprietari o di cui avete anche solo il permesso a subaffittare, che date in affitto a qualcuno. Periodicamente riceverete dall’ affittuario dei pagamenti, senza che ci sia stato effettivamente bisogno di lavorare da parte vostra, a parte organizzare sporadiche manutenzioni.

Un distributore automatico di snack, piazzato in un edificio pubblico, è una fonte di reddito passivo semplice ed efficiente. Periodicamente dovete rifornirlo di snack, ma per tutto il resto del tempo non avete più bisogno di lavorarci: potete riposare o dedicarvi ad altre attività, nel frattempo il distributore continua comunque a generarvi reddito.

Tutti i prodotti che derivano da opere creative, ad esempio i libri che scrivete, la musica che componete, i film che producete, una volta che sono stati completati e messi sul mercato vi faranno guadagnare senza più lavorare. Ad ogni acquisto, ascolto o visione, vi verranno versati i diritti d’autore (le cosiddette “royalties”). A volte non avete nemmeno la necessità di creare opere nuove, ma potete sfruttare le opere di dominio pubblico, come ad esempio la musica classica antica, per creare un sistema di reddito passivo.

Gli investimenti finanziari costituiscono un’altra fonte di reddito passivo. Esempi di questo tipo sono i metalli preziosi, le valute estere, le azioni. Li comprate in un certo momento, poi con il passare del tempo -tempo in cui non avrete lavorato- il loro valore cresce.

Notare che quest’ultimo è un campo un po’ spinoso: è necessario parecchio tempo per decifrare il mondo della finanza, circondato da un sacco di informazioni false e fuorvianti, prima di investire in modo intelligente. Naturalmente, se siete intrappolati in un lavoro d’ufficio 40 ore a settimana vi negate ogni possibilità di decifrare alcunché, proprio perché siete troppo occupati a vendere il vostro tempo al datore di lavoro e non avete tempo per informarvi seriamente su cos’è meglio acquistare.

Si possono fare molti altri esempi: investimenti in domini internet, opere d’arte, brevetti su invenzioni, acquistare macchinari industriali e darli in affitto, in generale moltissimi lavori imprenditoriali producono reddito passivo, ma non intendo elencarli tutti adesso, lo farò probabilmente in un altro articolo. Qui voglio invece evidenziare alcuni aspetti importanti che hanno in comune le fonti di reddito passivo.

In nessun caso si guadagna senza lavorare mai

Anzi, molti di questi sistemi richiedono un lavoro extra soprattutto nella fase iniziale, per essere “lanciati”. Però una volta che sono lanciati…

Si guadagna senza lavorare per tutto il resto del tempo

Questo secondo fatto è quello che vi farà tuffare anima e corpo nella missione di creare dei sistemi di reddito passivo, se come me attribuite un valore gigantesco alla possibilità di liberarvi di un insensato lavoro a ore. E’ vero, dovete stringere un po’ i denti all’inizio, ma il fatto che poi possiate seguitare a guadagnare senza più lavorare per anni, spesso anche per tutto il resto della vita, è veramente clamoroso.

Partiamo dalla creazione. Costruire un sistema che generi reddito passivo può richiedere sforzi iniziali notevoli. La natura degli sforzi dipende dal tipo di sistema che scegliete. Ad esempio, mettere su un sito web ha il vantaggio che ha un costo iniziale bassissimo (hosting + dominio) ma richiede senza dubbio molto impegno nella prima fase per riempirlo con contenuti di alta qualità, originali, che attirino molti utenti di internet.

Comprare un appartamento da affittare richiede un grosso investimento iniziale (considerate però che durante i periodi di “crisi” potete riuscire a comprare con poche decine di migliaia di euro) e anche un certo stress per trovare l’ immobile giusto, trattare con agenti immobiliari, i notai e fare pratiche legali.

Entrare nel settore dei distributori automatici può essere difficile, perché molti edifici pubblici sono già gestiti da grandi aziende ben inserite “nel giro”, e queste difficilmente lasciano spazio a nuovi concorrenti. Dovete fare qualche sforzo extra per trovare nuove opportunità. Ad esempio potete iniziare mettendo un distributore nella scuola di musica di un vostro amico, o nell’appartamento turistico -in cui c’è un frequente ricambio di ospiti- di un vostro parente.

Produrre opere creative non è certo facile, ci vuole talento per creare musica, film, o libri che la gente sia disposta a pagare (è anche vero che difficilmente riuscirete a sviluppare alcun talento creativo restando chiusi in ufficio, a fare lavoro ripetitivo). Anche “ri-confezionare” opere di pubblico dominio in modo che piaccia alla gente comporta una certa dose di lavoro.

Gli investimenti di natura finanziaria costano studio. Tanto studio per capire come funziona la finanza, quali prodotti acquisiranno davvero valore nel tempo, e quali prodotti vanno evitati. Evitare i consigli di moltissimi consultenti finanziari che popolano gli uffici postali e bancari può essere un ottimo inizio. Suggerisco invece di iniziare capendo la differenza -fondamentale- tra finanza e economia reale.

Insomma la fase più difficile è indubbiamente quella iniziale, di lancio. Però una volta superata questa fase è effettivamente tutta in discesa: il sistema che avete costruito continua a distribuire valore senza che sia più necessario il vostro continuo intervento, e a questo punto voi venite ricompensati per il valore che esso distribuisce, piuttosto che per il tempo che passate a lavorare.

“Quanto automatico” deve essere il vostro sistema di reddito passivo lo decidete voi. Il sistema può avvicinarsi ad essere perfettamente passivo, ovvero una volta creato non è praticamente mai più necessario che ci lavoriate e tutto quello che fate è riscuoterne i guadagni, ad esempio gli investimenti finanziari o i diritti d’autore su un libro.

Il sistema può invece essere parzialmente passivo, ad esempio un sito internet può farvi guadagnare denaro senza che ci lavoriate per la maggior parte del tempo, ma sono comunque necessari degli aggiornamenti periodici. Un appartamento che affittate fa fluire denaro verso il vostro conto per la stragrande maggioranza del tempo mentre voi state facendo altro, però di tanto in tanto dovete fare manutenzione o occuparvi di eventuali problemi dei coinquilini.

Io naturalmente consiglio di creare dei sistemi di reddito passivo che siano in linea con i vostri interessi, in questo modo anche se questi sistemi non sono passivi al 100% avrete voglia di lavorarci sopra per mantenerli, o addirittura migliorarli.

Ricordate sempre che la qualità di ciò che producete, qualunque bene o servizio esso sia, decolla se ci lavorate con passione. Per questo io penso che se molte persone raggiungessero la libertà economica smettendo di guadagnare denaro tramite “posti di lavoro”, e iniziassero a guadagnarlo invece tramite sistemi basati sulle loro passioni e talenti, la società intera ne trarrebbe un grosso beneficio. Semplicemente, ci sarebbero molti più beni e servizi di qualità a disposizione nel mercato.

Dissociate il vostro reddito dal vostro lavoro

separazione-guadagno-lavoroIn generale, io trovo molto desiderabile che il mio reddito sia il più possibile dissociato da quanto tempo lavoro e da quale posto lavoro. Voglio invece guadagnare denaro in proporzione al valore che produco e che consegno alla gente. Proprio perché mi sono reso conto, come scrivevo sopra, che alla gente tutto sommato non importa come io abbia prodotto quel valore, ma importa del valore stesso.

Trovo anche desiderabile che ci siano dei sistemi automatizzati (e la crescente tecnologia è un alleato formidabile in questo) che si occupano di distribuire alla gente il valore che produco, cosicché io possa nel frattempo dedicare la mia vita ad attività che mi rendono felice. Ad esempio scrivere, viaggiare, produrre video comici, stare con la famiglia e gli amici sono tutte attività che mi rendono felice.

Fatevi pagare il valore che producete, non il tempo che passate in ufficio

Questo l’ ho messo in blu perché lo ritengo il suggerimento chiave di questo articolo. Concentratevi sul creare e poi distribuire valore alle persone, anziché preoccuparvi di rispettare degli orari settimanali che interessano solo a un piccolo gruppo di impiegati d’ufficio (su una popolazione mondiale di miliardi).

Il valore è quello che le persone desiderano o di cui hanno bisogno. Finché vi occuperete di creare e distribuire valore alla gente, troverete sempre facilmente modi di guadagnare denaro senza lavorare per la maggior parte del vostro tempo. Questo proprio perché voi potrete occuparvi soltanto di creare il valore (avviando i sopra-citati sistemi passivi), e potrete delegarne invece la distribuzione alla tecnologia o a collaboratori.

Ad esempio, se scegliete di generare reddito passivo tramite un sito web, dovete solo creare il sito e riempirlo di contenuti. Usate l’accortezza di creare contenuti con validità di lunga durata (ad esempio mi aspetto che questo articolo continuerà ad essere interessante per moltissimi anni, se scrivessi un articolo sull’ ultimo modello di cellulare perderebbe ogni interesse all’ uscita del modello successivo). Una volta che il sito è pronto ci pensa il server a distribuirne il valore a una platea vastissima, tra l’ altro a costi ridicoli.

Un esempio meno virtuale è quello dell’appartamento in affitto. Voi create il “valore” acquistando l’appartamento, ristrutturandolo, arredandolo, installando tutti i servizi. Dopodiché potete pagare un’ agenzia per occuparsi di distribuire tale valore: un agente si occuperà di trovare i coinquilini, assisterli, fare manutenzioni, pulizie periodiche, o altri servizi che potete concordare.

Caso analogo per i distributori automatici: potete delegare a un collaboratore le operazioni periodiche di rifornimento e rendere l’attività perfettamente passiva. A quel punto voi sarete del tutto svincolati dalla fase di distribuzione del valore.

Dipende molto da voi. Ad esempio, ho degli amici che affittano sistematicamente il loro appartamento a turisti. Per alcuni di loro le manutenzioni e le interazioni con gli ospiti sono piuttosto piacevoli, per cui preferiscono gestire di persona anche questi aspetti della loro attività. In questo modo hanno lo svantaggio di un sistema di reddito solo parzialmente passivo, ma il vantaggio di risparmiare i costi di agenzia.

Altri invece preferiscono delegare tutto a un’agenzia: il loro sistema ha il vantaggio di avvicinarsi a essere perfettamente passivo, ma lo svantaggio di dover pagare l’agenzia.

Quanti sistemi di reddito passivo è meglio costruire?

Io penso che sia senz’altro utile costruire più di un sistema di reddito passivo, in settori diversi. In questa maniera, anche se uno di essi smette di funzionare per cambiamenti che non avevate previsto (ad esempio comprate un immobile in una città turistica per affittarlo, ma dopo qualche anno il flusso turistico di quella città cala drasticamente) avete ancora sorgenti di guadagno che vi permettano di non dover tornare a lavorare a orario.

Esempi di combinazioni sono: immobili in affitto + siti web + metalli preziosi, oppure: pubblicazione libri + pubblicazione filmati su internet + azioni, oppure: distributori automatici + negozi online.

(ricordate sempre di preferire temi sempreverdi per i vostri siti, libri, video, anziché temi di attualità per cui l’interesse nasce e muore nel giro di pochi giorni. Solo i primi sono adatti a produrre reddito passivo, i secondi richiedono continuo lavoro per “inseguire”, appunto, l’ attualità.)

Considerate che ogni sistema vi richiede degli sforzi iniziali per essere creato, per cui non è conveniente puntare alla creazione di 20 sistemi passivi diversi, né d’altro canto è necessario. Spesso 2-3 sistemi passivi garantiscono una buona diversificazione, e possono già produrre guadagni paragonabili a quelli di molti lavoratori dipendenti. Tra l’altro, se come me date più importanza al vostro stile di vita che al denaro, vorrete mantenere le cose più semplici possibile, evitando di creare un impero di sistemi che finirebbero per complicarvi la vita.

Ok, se siete arrivati fino qui a leggere è perché probabilmente quello che ho scritto finora ha parecchio senso per voi. Eppure, forse durante la lettura vi sono venuti due dubbi. Vediamo se indovino quali sono.

In effetti. Guadagnare senza lavorare non è immorale?

“Quello campa di rendita” è di solito una frase detta con un certo biasimo nel linguaggio comune. Siete disposti a essere biasimati? Io campo di rendita per la maggior parte del mio tempo e non mi sento in colpa per questo.

In realtà, mi sento invece piuttosto orgoglioso di aver creato dei progetti (online in internet e offline nella vita reale) che hanno servito migliaia di persone. Di certo mi sentirei piuttosto in colpa se invece, come accadeva quando avevo un lavoro regolare e facevo consulenza negli uffici aziendali, venissi ancora pagato per passare 8 ore “a lavoro”, di cui 4 a produrre realmente e 4 a perdere tempo tra email, telefonino, riunioni insignificanti, social network o a dormicchiare davanti a un monitor causa digestione post-pranzo.

Sono convinto che lavorare poche ore al giorno, sui progetti giusti e nei periodi in cui si ha più energia, sia la vera ricetta per la produttività. E azzardo anche che sarà la tendenza dominante in futuro: le persone lavoreranno poche ore al giorno e quasi esclusivamente in settori creativi (pittura, musica, poesia…), mentre le macchine si occuperanno delle altre mansioni.

Per cui fatevi un bel piacere: anticipate i tempi e risparmiatevi la follia del timbro del cartellino. Molti lavori impiegatizi e improduttivi in cui la gente è intrappolata finiranno comunque per essere svolti dalle macchine. Voi potete concentrarvi ad acquisire la libertà economica già adesso, costruendo sistemi di reddito passivo che fanno del bene a voi stessi e anche agli altri.

Ok, ma non tutti possono lasciare tutti i lavori

Naturalmente ci sono dei settori che non sono adatti a produrre reddito passivo. Un commesso di negozio ha bisogno di essere fisicamente nel negozio durante l’apertura. Un agente di sicurezza aereoportuale ha bisogno di lavorare nei punti di controllo in specifici orari. Un programmatore ha bisogno di essere in ufficio a contatto con i colleghi di progetto, durante il giorno.

In questi esempi c’è necessariamente un forte vincolo tra quanto guadagna il lavoratore e quanto tempo spende sul posto di lavoro.

La notizia è che proprio in questi tipi di lavori, i lavori a reddito attivo, il legame tra reddito e lavoro diventa spesso un ricatto ai danni del lavoratore, che se vuole guadagnare abbastanza denaro per vivere deve lavorare decine di ore ogni settimana, senza avere più tempo per di tutti gli altri aspetti della vita.

Molti lavori a reddito attivo potrebbero già essere svolti in dosi minori, con contratti part-time, e infatti avrebbero molto più senso così. Sfortunatamente viene fatto l’opposto, esiste un sistema insensato che ne regola il mercato. Ma vi pare che una persona debba chiedere il permesso al capo se vuole fare un viaggio per esplorare un po’ il mondo in cui vive (spesso beccandosi un no)? O che addirittura debba chiedere il permesso per passare tempo con famiglia e amici?

Non conviene ripetere in continuazione “odio il mio lavoro” e “odio il lunedì” come fanno in molti. Non siete obbligati a scegliere questo tipo di lavori. Ho scritto questo articolo per farvi vedere invece che già adesso esistono delle alternative, sistemi che realmente vi permettono di guadagnare senza lavorare gran parte del vostro tempo. Guardatevi intorno e inizierete a notare che un sacco di persone vivono in questa maniera.

Se siete incastrati in un lavoro ad ore, iniziate a costruire dei sistemi passivi che vi producano dei flussi di reddito automatico. Appena i flussi saranno sufficienti per sostenere le vostre spese, potrete liberarvi del lavoro ad ore e raggiungere la libertà economica.

Per riuscirci ricordate di concentrarvi sulla filosofia giusta: fatevi pagare il valore che create e distribuite alle persone.


Note: questo articolo è ispirato dal popolare articolo “10 ragioni per cui non dovresti mai trovarti un lavoro” di Steve Pavlina, di cui ho trovato utile scrivere una mia versione personale, un po’ differente.

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